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«L’Italia sono anch’io» ancora in piazza per la cittadinanza

«Mi chiamo Benedicta e sono cittadina italiana dal 2009, seppur sia nata e cresciuta a Brescia. Sono qui perché ho conosciuto il disagio di quando, nati e cresciuti in uno Stato, non si riesce a ottenere la cittadinanza, conquistata nel mio caso con fatica solo grazie al fatto che mio padre viveva in Italia da oltre trent’anni e mia madre da venticinque», così ha dichiarato ieri a Riforma.it Benedicta, una giovane studentessa universitaria evangelica di seconda generazione che ha deciso di prendere parte – nella suggestiva cornice della Piazza che ospita il Pantheon a Roma – alla mobilitazione promossa, ogni martedì, da «l’Italia sono anch’io», la Campagna per i diritti di cittadinanza nata da 22 organizzazioni della società civile nel 2011 per riportare all’attenzione dell’opinione pubblica, e del dibattito politico, il tema dei diritti di cittadinanza e la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alle scelte della comunità di cui fa parte, un’iniziativa che annovera tra i fondatori anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei).

Anche ieri, dunque, e sino al 28 febbraio, giorno in cui è prevista la manifestazione nazionale nella stessa piazza con tanto di palco, dibattiti con ospiti e concerti, si è tornati a chiedere che la proposta di riforma della legge sulla cittadinanza, la n. 91/92, licenziata in prima lettura dalla Camera più di un anno fa, venga discussa al più presto dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

«L’Italia ci chiede di assimilarci e di abbracciarne la cultura, tuttavia – rileva ancora Benedicta –, per ottenerne i pieni diritti di cittadini siamo costretti ad aspettare sino al compimento dei nostri 18 anni e questo credo non sia giusto. I miei compagni di scuola di origine italiana sono sempre rimasti stupiti dal fatto che io non avessi la cittadinanza, seppur nata in Italia. Purtroppo la vecchia legge in vigore non lo permette. Oggi vivo a Roma e studio all’Università Relazioni internazionali e frequento la chiesa della International Christian Fellowship (ICF) con pastori americani, luogo che amo e frequentato da molti ragazzi di seconda generazione, come me».

Un raduno, quello di ieri, visibile e riconoscibile grazie ad un passaporto di cartone di grandi dimensioni dov’era possibile farsi fotografare “mettendoci la faccia” come è stato fatto anche da diversi politici da sempre sostenitori della campagna. Una settimana fa c’era il ministro dei trasporti Graziano Delrio e ieri pomeriggio è intervenuto l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola: «Credo che la difesa dei diritti fondamentali delle persone e del diritto di cittadinanza, fondato non solamente sui vincoli di sangue ma sull’appartenenza a una patria, sia una delle battaglie più belle e più giuste. Bisogna avere il coraggio di raccontare una grande verità: quell’antico veleno di divisione che si chiama razzismo sta ritornando; ecco perché dobbiamo essere società, dobbiamo stare e sentirci uniti a difesa dei diritti di tutte e di tutti».

In vista della manifestazione nazionale che i promotori dell’#Italiasonoanchio hanno indetto per il 28 febbraio, ricordava ieri l’Agenzia di Stampa Nev, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), pastore Luca Maria Negro, ha espresso la propria solidarietà: «Come Fcei siamo dal primo giorno promotori dell’Italiasonoanchio. Troppo spesso si parla di “concessione della cittadinanza”, mettendo in risalto i diritti che si acquisiscono. Da protestanti noi ricordiamo che questo implica anche dei doveri. Consentire agli “italiani di fatto” di partecipare alla società cui si sentono di appartenere è nell’interesse di tutta la collettività: è questa responsabilità che vogliamo sia onere e onore di tutte le persone che nascono e crescono in questo paese. Pertanto, chiediamo al Senato di discutere una riforma intelligente, che tiene conto della realtà plurale del paese e che gode di ampio consenso; per questo anche noi siamo e saremo in piazza ogni martedì fino al 28 febbraio, e se ci sarà bisogno anche oltre».

Immagine di Gian Mario Gillio