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Il cibo sacro

Il museo Africano dei missionari comboniani è una realtà privata di Verona che nasce dalla raccolta di tantissimi oggetti dalla fine dell’800 fino a oggi da parte di questi missionari nelle zone dell’Africa in cui operano. È un museo che propone uno sguardo etnografico su queste zone e accoglie molti visitatori e molte scuole ogni mattina per trasmettere il concetto di multiculturalità e per far conoscere la cultura africana a Verona.

La mostra si inserisce all’interno dell’VIII Rassegna Nazionale di Illustrazione organizzata dal museo diocesano di Padova nell’ambito de I colori del sacro ed è stata pensata dal curatore Andrea Nante; per questa edizione il tema scelto è quello della tavola: un luogo che può essere di accoglienza, condivisione e di discussione; un tema generale che racchiude in sé tante questioni più specifiche. Ma la tavola è anche un luogo pieno di colore, come conferma Micol Sboarina, responsabile della didattica del museo: «Le opere esposte sono piene di colori che trasmettono tantissime sensazioni, per noi allestirla è stato molto emozionante perché ogni illustrazione racconta tanto. Le opere sono suddivise in varie tematiche: la tavola vissuta come esperienza personale dell’artista, c’è una sezione dedicata alle feste e alle tradizioni, poi la tavola in relazione alla Bibbia, sia Antico che Nuovo Testamento, e poi c’è una sezione legata alla letteratura per l’infanzia, quindi la tavola che ritroviamo in tutte quelle fiabe che sono state raccontate e che si leggono ai bambini».

Le tecniche sono diverse, alcune più tradizionali, in altri casi si tratta di collage, alcune sono delle elaborazioni grafiche a computer; le tecniche e la provenienza degli artisti sono le più varie: i curatori ogni due anni danno questa opportunità a illustratori di tutto il mondo di partecipare alla rassegna e poi scelgono tra le opere che arrivano, per la scorsa edizione si erano proposti più di trecento artisti, quest’anno ne sono stati scelti circa settanta.

Nonostante il contesto storico del museo, si percepisce come il tema della tavola sia assolutamente contemporaneo e in mostra emergono tutti questi aspetti, dice Sboarina: «Il percorso si apre con un’opera intitolata Il primo pasto che rappresenta una madre che allatta un bambino. Ci sono delle immagini che si riferiscono sia al passato che al presente, altre invece vogliono ricordarci cosa significano il cibo e la tavola per noi, adesso, sia in positivo che in negativo. In alcune opere sono rappresentati i cibi che ormai abbiamo sulle nostre tavole comunemente come il cous cous o il sushi ma recuperando le tradizioni e i luoghi da cui provengono. Non manca anche una visione di come si vive la tavola oggi ponendo l’attenzione sulla difficoltà della comunicazione: c’è un’illustrazione in cui si vedono due persone che hanno in mano un cellulare e stanno in silenzio».