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La Memoria per «leggere il presente»

«La storia si ripete in maniera implacabile. Così, come avvenuto in passato per molti ebrei, la storia si ripete anche oggi per rifugiati e richiedenti asilo. Capri espiatori rifiutati e senza dimora, costretti a intraprendere i viaggi della speranza per potersi salvare dalle persecuzioni e dalle sofferenze. Oggi pomeriggio, in occasione del Giorno della memoria 2017, proporremo una riflessione proprio su questo parallelo: “Barconi di ieri e barconi di oggi” e lo faremo presso la Casa della Memoria e della storia con la Comunità ebraica Beth Hilel e l’Istituzione Biblioteche di Roma capitale», dice a Riforma.it Carla Dello Strologo, in arte Pupa Garribba, giornalista che ha diretto il trimestrale Karnenu del Fondo Nazionale Ebraico ed è stata redattrice del mensile Confronti (con il quale collabora ancora oggi) e corrispondente italiana del mensile di Parigi Cahiers Bernard Lazare.

Oggi, autorevole Testimone della Shoah, collabora con il Centro di cultura ebraica della Comunità di Roma, con il Centro di Documentazione Ebraica di Milano, la Casa della Memoria e della Storia di Roma e molte istituzioni legate al mondo della scuola incontrando giovani ragazze e ragazzi in tutta Italia. Come intervistatrice della «Shoah Foundation» di Los Angeles, creata da Steven Spielberg, ha contribuito alla raccolta di testimonianze dei sopravvissuti in Italia.

«Parleremo di profughi ebrei e delle vicissitudini, nella seconda guerra mondiale, dell’imbarcazione Pentcho in parallelo con le odierne migrazioni; lo faremo utilizzando anche due documentari: “l’Arca di Noe” della rubrica di Rai2, Sorgente di vita e il docufilm “Time to rescue” curato dall’Ufficio relazioni esterne della guardia Costiera italiana, rappresentata dal capitano di vascello Filippo Marini. La Pentcho – spiega Garribba – raccolse nel 1940, nell’Europa occupata dai nazisti, 520 ebrei disperati. La sua vicenda fu drammatica e durò otto mesi, prima di finire nella tragedia. Un naufragio che nel mar Egeo ebbe il suo epilogo e che fu spaventoso con la morte di tutto l’equipaggio. Il loro desiderio era quello di poter raggiungere la Palestina “amministrata” in quegli anni dagli inglesi. Si trattava ovviamente di un progetto folle; la disperazione di quelle persone, tuttavia, era tale da non poter prevedere altra soluzione. Lungo il percorso nel Danubio e poi in Turchia e in Grecia, furono sempre respinti da tutti. In Bulgaria e Romania, dove il barcone si trovò senza carburante, viveri e acqua e nel bel mezzo del torrido caldo estivo, quel barcone, che fluttuava in balia di se stesso nel Danubio, ogni qual volta riusciva ad accostare sulle rive bulgare o romene, era colpito da proiettili per evitare che potesse attraccare. Dunque – prosegue Garribba –, mi è venuto in mente il parallelismo tra le situazioni, l’odierna e ciò che accadde allora. Non sembra essere cambiato nulla, con la differenza che oggi grazie al Giorno della memoria, mentre ricorderemo la brutta sorte di quei poveri ebrei, morti di stenti e rifiutati da tutti, ribadiremo che, nel nostro quotidiano, quella stessa sorte è vissuta da migliaia e migliaia di persone affrontano il mare, i naufragi, la sete, la fame, la sofferenza proprio per fuggire dalla sofferenza, i respingimenti e la morte. Donne, bambini e uomini che, nel 2017, sono condannati a dover subire e vivere la stessa sorte dell’equipaggio della Pentcho. L’esercizio della Memoria, ritengo, sia utile per comprendere e leggere il presente grazie all’insegnamento ricevuto dal passato. Oggi come allora, stiamo toccando con mano la sofferenza, la vediamo a ogni angolo delle nostre strade, nelle nostre città, una sofferenza restituita dai volti di quelle persone che, anche se non sono affondate nei barconi, sono comunque respinte, non desiderate, ritenute scomode e pericolose. L’esperienza personale di profuga – ricorda ancora Garribba – mi spinge a conoscere “quelle persone” a chiedere loro il nome, a farmi raccontare la loro storia, ad aiutarle se mi è possibile. Nella mia automobile tengo sempre giacche, maglie, guanti, cose che posso donare all’occorrenza a chi ha bisogno in questi giorni di freddo e di solitudine, per molti. Credo che sia importante celebrare ogni anno il Giorno della memoria – conclude Garribba –, anche se negli anni ha perso l’impatto dirompente iniziale, credo serva a ricordarci che la storia che stiamo vivendo riguarda tutti noi, che se rinunciamo a guardare negli occhi le persone che incontriamo perdiamo il senso della nostra stessa esistenza. Il Giorno della Memoria serve per ricordare a tutti noi, sempre, che il più grande patrimonio dell’umanità è l’umanità».

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