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Feste dell’Albero: ricordi, condivisioni ed emozioni

In questo quarto weekend d’avvento saranno molte le Feste di Natale proposte dai bambini e bambine delle Scuole Domenicali e dai ragazzi e ragazze del Precatechismo e Catechismi. Momenti di festa dei più piccoli, ma anche per i membri delle comunità.

Vi proponiamo un piccolo viaggio tra abitudini delle chiese del I distretto, e per non fare il solito elenco di chi fa cosa, dove e quando, abbiamo pensato di raccogliere le opinione di monitrici e monitori (attuali ed ex), che ci raccontano le particolarità delle loro Feste dell’Albero, con le analogie e le differenze che le caratterizzano.

La Festa dell’Albero è un momento di convivialità, solidarietà e comunicazione con la comunità, un’occasione di festa e di accoglienza. Il fil rouge che lega i vari appuntamenti è composto dai bambini, dai canti e dalle riflessioni proposti, per il resto… largo alla fantasia e alle opportunità che ci vengono offerte.
Sentiamo cosa ci raccontano i monitori, le monitrici e i catechisti che abbiamo intervistato:

Culto, vigilia o 26 dicembre?

«Tradizionalmente la Festa dell’Albero era il 26 di dicembre, giorno dopo Natale. Ora l’abbiamo spostata alla domenica prima di Natale, per evitare di sovraccaricare le famiglie di impegni per diversi giorni consecutivi».

«Abbiamo sempre fatto la festa alla vigilia di Natale. Ci rendiamo conto che si tratta di un impegno, che qualche famiglia vorrebbe passare la vigilia con i parenti, ma alla fine diventiamo tutti una grande famiglia ed è bello aspettare l’arrivo del Natale insieme».

«Abbiamo scelto di festeggiare la Festa di Natale dei bambini iniziando con la partecipazione al culto mattutino… la giornata poi prosegue con un pranzo comunitario e con un pomeriggio di giochi e musica».

«Oltre alla Festa dell’Albero, crediamo che un altro momento importante del vivere il Natale sia quello in cui i nostri ragazzi vanno a far visita agli anziani della comunità: da alcuni anni ci siamo organizzati con visite a domicilio, per portare gli auguri e un piccolo pensierino natalizio».

Recite sì, recite no

«Devo ammettere che ricordo con un po’ d’ansia il momento della recita di Natale: le parti da suddividere, da imparare a memoria, le prove… alla fine, qualche giorno prima della “prima” (ed unica, sovente!) noi monitrici ci guardavamo negli occhi pensando che sarebbe stato un disastro. E invece, inaspettatamente e per fortuna, era sempre un gran successo! Magie del Natale…».

«Alcuni anni fa avevamo iniziato a scrivere noi le recite che proponevamo ai bambini, cercando di attualizzare un po’ la storia della natività, di dove possiamo trovare Gesù oggi, quali insegnamenti ci ha lasciato».

«La cosa più bella, e che crediamo piaccia anche di più al pubblico, sono i canti: con o senza chitarra, le voci dei bambini trasmettono gioia, allegria e dipingono un sorriso su tutti i volti».

«Negli ultimi anni al posto della recita siamo passati ad una drammatizzazione a tema, poco dialogata, ma che lasci un messaggio a tutti i presenti: dei messaggi sull’accoglienza, sulla speranza, partendo sempre dai testi biblici natalizi di riferimento».

«La recita è un impegno gravoso per tutti, è vero… ma alla fine ha sempre il suo fascino. Costumi, suggeritori, palco, luci, musiche, microfono: un’esperienza unica nel suo genere. E pazienza se poi c’è qualche pasticcio».

«Per l’organizzazione delle recite cerchiamo di ottimizzare tempi e risorse: i bambini portano da casa i costumi dei personaggi che interpretano, cercandoli dai nonni senza andare a comprare niente, hanno molta fantasia. E un grande aiuto arriva da genitori e nonni per il montaggio del palco e la merenda».

«La recita di Natale era un momento magico… eravamo molto emozionati e anche un po’ imbarazzati… ma i tempi erano diversi! I bimbi ora sono più svegli e disinvolti».

Babbo Natale ci dev’essere?

«Per noi che festeggiamo la Festa dell’Albero il 24 sera l’abbinamento con l’arrivo di Babbo Natale è quasi automatico: tra una cosa e l’altra la serata si protrae fino alla mezzanotte, momento in cui arriva il nostro personale père Noël a portare sacchettini con dolciumi per tutti i presenti».

«Anni fa Babbo Natale arrivava durante la festa, poi abbiamo ritenuto di togliere da quel contesto la sua figura, per non confondere troppo le idee e i piani».

«Babbo Natale? Di tanto in tanto è comparso nelle nostre recite…».

E i sacchettini?

«Questa si che è una vera e propria tradizione, che ha origini lontane nel tempo e che accontenta tutti, appianando le differenze tra le abitudini delle varie comunità.

Un gesto che conserva ancora oggi, nella sua semplicità, tutta la genuinità del dono».

«Attendevamo con trepidazione il momento della distribuzione del sacchetto alla fine della festa. Sapevamo benissimo cosa conteneva, non ci aspettavamo certo niente di incredibile, ma ci univa la certezza di condividere con gli altri un dono uguale per ognuno e ognuna di noi. E ai nostri occhi diventavano regali meravigliosi un mandarino, qualche dolcetto, un succo di frutta e, se era un anno fortunato, una fusëtta o un palloncino».

«Ricordo che ci veniva regalato un libro ad ogni Natale: una cosa che ti rimane nel tempo e leggendo le dediche a distanza di anni ti risveglia piacevoli ricordi».

Immagine: via flickr.com