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Disabilità, Biondelli: «se non si parte non si arriva mai»

La V Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità di metà settembre – di cui vi abbiamo già raccontato qui – ha avuto tra i suoi punti principali la discussione del Programma biennale di azione sulla disabilità, che sarà definitivamente approvato entro il mese di ottobre 2016 e che è stato elaborato dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità. Con l’Onorevole Franca Biondelli, sottosegretaria di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, abbiamo parlato della dei punti di forza e di debolezza delle iniziative a favore delle persone con disabilità.

Quali sono i punti cardine del Programma di azione biennale?

«Nella Quinta conferenza è stato presentato un progetto da parte dell’Osservatorio sulla Disabilità che ha lavorato in questo anno: un gruppo di lavoro composto da esperti, da associazioni di familiari di persone disabili, in collaborazione con altri ministeri interessati, come per esempio la Salute e l’Istruzione. Il progetto è formato da otto linee di intervento principali in un programma che prende in considerazione tutta la materia della disabilità: la scuola, l’inserimento scolastico, il lavoro – criticità maggiore, come hanno sottolineato alcuni componenti dell’osservatorio – la salute, il riconoscimento della condizione di disabilità, la vita indipendente e naturalmente l’accessibilità, le barriere architettoniche e quanto ancora c’è da fare».

Un progetto che possiamo definire ambizioso?

«Si, è un progetto ambizioso, sicuramente, però con con la condivisione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e con il Governo vorremmo sviluppare alcuni punti prioritari. Per esempio abbiamo visto che il lavoro era una priorità, che l’inclusione sociale è importante, così come l’indipendenza o l’accessibilità. Alcuni punti si potrebbero sviluppare meglio da subito: esiste per esempio la legge 68/99 [per la la promozione dell’inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato, ndr] applicata pochissimo. Questa settimana ho ancora avuto richieste da parte di persone, di sindacati, di famigliari delle persone con disabilità, che hanno delle grandi difficoltà. Soprattutto, sottolineo, in riferimento ai disabili intellettivi, il cui inserimento al lavoro è veramente una criticità enorme, ancora di più rispetto alle persone con disabilità motoria, perché risultano ancora meno visibili. Varrebbe la pena provare a sviluppare di queste otto linee, tutte importanti, almeno in un paio di punti per poter iniziare: questo è l’obiettivo che abbiamo insieme all’Osservatorio, che concluderà i suoi lavori a fine ottobre. Se non si parte non si arriva mai».

Ci sono difficoltà a trovare le risorse e a convincere la politica a investire sulla disabilità?

«Per tutti i governi il welfare diventa sempre un po’ la Cenerentola. Ogni governo ha fatto il suo, ma mi sembra che quello attuale abbia una sensibilità molto forte sul tema e la risposta sia già stata data con i 400 milioni sul fondo strutturale per la non autosufficienza, o con i fondi che vengono dati alle Regioni per sostenere il sociale. Il mio ministero era partito con “zero euro” ed è stato faticoso portare il fondo a 400 milioni, grazie anche all’aiuto delle associazioni del settore. Il fondo resta comunque non sufficiente, ma sono abbastanza fiduciosa che le politiche sociali siano state prese veramente in considerazione vedendo la criticità che è ancora presente. Con la crisi economica credo che le famiglie con disabili abbiano ancora più difficoltà, e quindi come è stato dato un fondo sul “dopo di noi” che è un inizio per la vita indipendente, come è stato rifinanziato il fondo sulle politiche sociali di 310 milioni, sono fiduciosa che le risorse verranno messe. La sensibilità è stata dimostrata non soltanto con le chiacchiere, ma anche finanziando questo fondo che è strutturale, e su cui quindi le regioni possono contare. Non rincorreremo più, come abbiamo sempre fatto, la legge di stabilità per strappare qualche euro. Nonostante ciò le risorse dovranno essere potenziate, l’abbiamo già chiesto. Fino a qui possiamo ritenerla una discreta partenza».