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Minoranze religiose turche, timori e speranze

La chiesa cattolica Santa Maria a Trabzon (Trebisonda), quella in cui venne ucciso nel 2006 padre Andera Santoro e la chiesa protestante evangelica nella cittadina di Malatya, dove nel 2007 vennero massacrati 3 fedeli cristiani.

Sono due luoghi simbolo della Turchia multireligiosa e sono stati fra i primi luoghi ad essere attaccati dai sostenitori del presidente Erdogan, nelle ore immediatamente successive al fallimento del golpe militare e alla conseguente svolta autoritaria con annesse purghe ed epurazioni che hanno fatto ripiombare l’Europa con la memoria verso anni bui. Vetri rotti, pavimenti divelti, minacce scritte sui muri, il tutto in un clima di isteria collettiva che spaventa in primis chi rischia di finire nel indistinto calderone dei “nemici” da allontanare.

Sono circa 130 mila i cristiani residenti in Turchia, lo 0,15% del totale degli 80 milioni di abitanti, un numero limitato in quella che fu la terra dei primi concili e dove per la prima volta i seguaci di Gesù vennero detti cristiani. In gran parte sono ortodossi (80 mila armeni, 10 mila antiocheni, 3 mila greci, 10 mila siriaci). 30 mila circa i cattolici.

Il 16 luglio, a due giorni dal fallito colpo di Stato molti leader religiosi della nazione (musulmani, ebrei, cristiani di rito greco ortodosso, armeno, caldeo e assiro) hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta in cui si condanna «la violenza e il terrore, ovunque siano e da chiunque provengano. Uccidere una sola persona è come uccidere la comunità intera e questo non può assolutamente essere accettato dai credenti».

La speranza è che non rimangano parole sulla carta e che il dialogo possa sempre prevalere in momenti non semplici.

A vivere ore difficili è anche la ben più vasta comunità alevita, 10 milioni di fedeli, di impronta sciita ma con forti contenuti secolarizzanti che li rendono invisi ad esempio al panorama sunnita. Da sempre guardata di cattivo occhio dal resto del mondo islamico, di cui pure fa parte, accusati di eresia, fedeli ad una lettura e interpretazione del Corano che si limiti alla parola scritta senza successive interpretazioni, rischiano ora di venire ancora una volta additati come infedeli o apostati.

Immagine: By Volkan Hatem – Volkan Hatem, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=711700