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La costruzione di Agape per la riconciliazione

Inaspettatamente, rientrando a casa, al cancello, trovo in bilico sulla cassetta postale un plico voluminoso. È un libro intitolato Dall’alba al tramonto* e il mittente è Armando Inglese, che ha voluto raccontare ai suoi nipoti la propria storia e quella di sua moglie Claudine. Armando Inglese è stato uno dei primi lavoratori volontari giunto, con molti altri, per costruire Agape e dare inizio a quella «pazzia» che solo un uomo di fede come il pastore Tullio Vinay poteva concepire. Erano i primi anni del dopoguerra e l’idea di Agape era quella di costruire un centro di riconciliazione dove i giovani di tutto il mondo potessero convivere in pace dopo gli orrori della guerra lasciando dietro alle spalle l’odio, dove potessero riacquistare il senso della solidarietà e ricostruire un paese sconvolto e impaurito che anela alla pace. Non più nemici tra loro ma solo uomini di buona volontà riconciliati nell’amore di Cristo.

È in questo modo che nasce l’idea di Agape e la sua costruzione. Esiste una bella immagine affidata a una foto che a mio avviso rappresenta meglio di tante parole questa avventura d’amore. Il pastore Tullio Vinay che predica in mezzo alle pietre di fronte a coloro che già sono arrivati come primo nucleo di lavoratori volontari. Sono posti in mezzo alle pietre della montagna a significare la loro presenza ben radicata nella realtà secondo il mandato di Gesù che sulla «pietra vivente, Gesù Cristo» si fonda la vera chiesa.

È l’inizio di quella predicazione che Tullio Vinay porterà avanti negli anni a venire: «Agape, l’amore più grande». Nel libro di Armando questa foto non c’è. Penso che abbia voluto mettere al suo posto la foto della scala d’ingresso per mostrare la grande croce che indica «Agape è qui, presente, nel nome di Gesù Cristo». La foto di Vinay in mezzo alle pietre è per i valdesi «storica» e si accomuna, fuori di ogni presunzione, ad altre foto che hanno fatto la storia come la bandiera americana posta dai marines a Guadalcanal o quella russa posta sulla cupola del Reichstag o come ancora quella della bambina vietnamita, foto che, pur nel passare del tempo, sono sempre lì a farci ricordare l’orrore della guerra.

Nel libro di Armando che insieme alla moglie Claudine fu uno dei primi residenti nella Comunità scorrono le figure dei tanti che ad Agape si sono incontrati; hanno pregato, lavorato e insieme hanno costruito ben sapendo che tutto veniva fatto alla gloria non dei loro sforzi ma a quella del Dio che li aveva amati per primo. Quante figure, quanti volti, in questo libro si accavallano nel ricordo che li ha accomunati, dove si sono formati e sono stati segnati per tutta le loro vita.

I lavoratori volontari presenti arrivavano da paesi diversi, europei, americani africani. Riuscivano a parlare fra loro e capirsi come in una «Torre di Babele» al contrario. E che entusiasmo quando si cantava insieme l’inno «lassù per le montagne e le vallate in fior Agape è la speranza e il nostro amor…». Era la fede in Gesù Cristo che li accomunava e li faceva sentire fratelli. Era nato il vero ecumenismo quello «senza se senza ma». Ricordiamo che le chiavi di Agape furono simbolicamente consegnata al Consiglio ecumenico delle Chiese.

Il libro di Armando è anche la vita dell’autore: «Agape è stata per me il luogo dove ho potuto realizzarmi e crescere come persona e Tullio rimane un faro luminoso sul mio cammino». Lasciata Agape Armando e Claudine si impegnarono con la Methodist Mission del Belgio ad Amougies, nell’organizzazione dei campi cadetti e la colonia estiva. In seguito li troviamo inseriti nella British Foreign Bible Society e nell’American Bible Society a Leopoldville in Congo; infine Armando per venti anni sarà alla Commissione Europea di Bruxelles, dove ha terminato la sua lunga e densa attività. Oggi lui e Claudine festeggiano il loro sessantesimo anniversario di matrimonio.

Questa è la storia di due «agapini» che non hanno mai dimenticato «Agape, l’amore più grande».

* A. e C. Inglese, Dall’alba al tramonto. Termoli (Cb), Copy Art, 2016, pp. 135 con 26 illustrazioni. S.i.p..

Immagine: Pietro Romeo