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La Riforma nella Repubblica di Venezia

Vicende poco conosciute, ma meritevoli di essere ricordate, quelle che intreccia Umberto Matino, nel suo Tutto è notte nera*, edito da Biblioteca dell’Immagine, piccola casa editrice di Pordenone. Libro da scoprire o riscoprire magari per le prossime vacanze è nato dalla fantasia di un architetto di Schio, nel Vicentino, con la passione della scrittura; ed è ultimo elemento di una trilogia, che comprende anche La valle dell’Orco e L’ultima Anguana. Come con le altre, anche in questa l’autore gioca con la sua passione per il recupero di antiche storie e tradizioni legate al territorio dell’Alto Vicentino.

Con insolita cupezza a partire dal titolo Tutto è notte nera, che ci viene spiegato essere un verso di una lamentazione funebre tipica del Salento, la vicenda ambientata negli anni Settanta del Novecento rimanda ad altre vicende che vanno molto più indietro nel tempo. Agli anni tumultuosi che seguirono la Riforma del Cinquecento. Ed è ricostruendo vicende poco note e personaggi capaci di portare le idee e i principi della Riforma fin nei territori della Repubblica di Venezia che, a mio parere, il libro acquista interesse.

La struttura è quella di un giallo. Ma la ricerca del responsabile di alcuni omicidi lascia poi lo spazio a un’altra ricerca: quella «del tesoro»: il tesoro delle proprie radici, il tesoro più prosaico della «roba», il tesoro della conoscenza che diventa tragica ossessione (per i libri), il tesoro dei rapporti umani. Ma con i riferimenti religiosi ci sono anche altri tesori: la conoscenza delle vicende storiche che aiuta a mettere nella giusta prospettiva anche l’attualità. Il tesoro, come veniva chiamato dagli antichi colportori, della «Parola di Dio», ovvero delle Scritture che venivano proposte di nascosto, come «lettura di libertà». Su tutti il tesoro, a volte anche fardello pesantissimo, della memoria, individuale e collettiva, contrapposto all’immiserimento e condanna assoluta «dell’oblio», una delle condanne preferite nella Venezia del Cinquecento.

Interessante, seppur essenziale e sicuramente non completo, l’apparato di note al termine del libro sulla presenza di predicatori luterani o riformati e di comunità genericamente o esplicitamente «anabattiste» nella provincia di Vicenza. Si ripercorrono rapidamente le vicende di una piccola porzione di territorio che nell’alto medioevo ospitò una importante immigrazione proveniente dalle aree più meridionali dell’attuale Germania: singoli o famiglie, a volte molto numerose, alla ricerca di terre da coltivare per vivere. Genti che sarebbero state indicate con il nome generico di «Cimbri» e che avrebbero colonizzato colline e montagne, integrandosi tra gli abitanti preesistenti nella zona, mantenendo però lingua e alcune tradizioni. Tanto che, ancora oggi, alcuni anziani dell’alto Vicentino o dell’Altopiano di Asiago parlano o ricordano il «cimbro», lingua di matrice germanica.

* Umberto Matino, Tutto è notte nera, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2015, pp. 400, euro 14,00.