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Immaginare un diaconato femminile per la chiesa cattolica

Durante un’udienza con l’Unione Internazionale superiore generali, papa Francesco ha annunciato la creazione di una commissione di studio sul diaconato femminile, strumento importante della Chiesa primitiva. Per la chiesa cattolica, il diaconato rappresenta il primo grado dell’ordine sacro, seguito dal sacerdozio e dall’episcopato: la notizia è stata dunque presa come un’apertura del pontefice rispetto a posizioni precedenti, come ad esempio quella di Giovanni Paolo II.

La chiesa valdese fin dagli anni ’60 ha visto la partecipazione delle donne come ministre di culto, ma il percorso non è stato semplice nemmeno in questo contesto. La prima donna nel ruolo di moderatore della Tavola Valdese è stata Maria Bonafede, dal 2005 al 2012. Con lei abbiamo commentato la notizia e l’importanza del cambiamento del ruolo delle donne nelle chiese.

Cosa pensa di questa notizia?
«Penso che sia una buona cosa, molto prudente, in una fase iniziale ma il clamore che ha avuto spiega che è un cambiamento importante. Un’ottima notizia e credo che molte sorelle cattoliche teologhe che lavorano da tanto tempo in questa direzione la possano ricevere con gioia».

Storicamente, donne e ruoli di responsabilità sono stati agli antipodi nelle chiese?
«Agli antipodi no: il cristianesimo primitivo, quello che la Bibbia esprime, anche se in un contesto molto patriarcale, vede molte donne discepole, testimoni e all’opera come diacone e persone che lavorano nella chiesa con ruoli di primo piano; è vero però che nei secoli della storia del cristianesimo la donna è rimasta in ombra e si è dovuti arrivare al ‘900 per rivedere questa figura all’interno delle chiese nei ruoli importanti, soprattutto nel protestantesimo».

Alcuni commentatori hanno ipotizzato che si tratti di un avvicinamento all’anglicanesimo: in realtà il ministero femminile è già un’abitudine per le chiese protestanti storiche
«Si, negli anni ’60 viene approvato dal Sinodo valdese il ministero femminile, che viene equiparato a tutti gli effetti a quello maschile nella chiesa valdese. Però capisco questo avvicinamento alla Chiesa Anglicana che somiglia di più a quella cattolica; il fatto di vedere una relazione dà forza a questa piccola apertura. Nel cristianesimo è un fatto abbastanza recente, perché riguarda il ‘900, quindi è una notizia importante».

Ma perché spaventa la partecipazione delle donne?
«Perché si abbatte un potere. L’ingresso delle donne in un ruolo maschile toglie potere al ruolo stesso e cambia completamente questa realtà. È profondamente diverso perché non c’è più un uomo che tiene il potere su tutto, ma la vita normale entra dentro il ministero: la vita dei due generi che sono reciproci. L’esistenza, fatta di uomini e donne, entra pienamente nella chiesa a tutti i livelli e la cambia dall’interno. Le conseguenze sono molto più grandi di quelle che si possano immaginare».

Lei è stata la prima moderatora donna della Tavola Valdese: quanto è ancora lungo il percorso di parità, anche guardando questi segnali?
«Il percorso è lungo, anche perché bisogna tenere desta l’attenzione su queste cose: quando questi casi sono così isolati, rischiano di diventare degli esempi che però non entrano profondamente nella storia del cambiamento. La cosa importante è che il cammino sia iniziato, perché le novità possono lasciare il segno».

Aggiornamento: a fine giornata il Vaticano ha invitato alla cautela sul diaconato femminile

Foto: via https://www.facebook.com/UISGInternationalUnionSuperiorsGeneral/