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La Scrittura e il dialogo

Le diverse matrici, le radici duplici, hanno caratterizzato, in forma creativa, il Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi), che si è svolto fra Merano Nals/Nalles, in provincia di Bolzano. Una sede evocativa, intanto perché rimanda alla duplice matrice linguistica della Celi, quella originaria, tedesca, e quella italiana: a parte i non pochi che maneggiano benissimo entrambe le lingue, la prima immagine, al centro cattolico Lichtenburg che ha ospitato l’assise, era il continuo alternarsi delle cuffie sulle teste dei partecipanti, a seconda dell’opzione linguistica dell’oratore o dell’oratrice; un vero tour de force anche per le interpreti.

Ma poi, via via, si scopre che le «doppie matrici» sono anche altre: la Celi discende ovviamente dalla tedesca Evangelische Kirche (Ekd), che fondò delle comunità per i cittadini trasferiti in Italia per motivi di lavoro; un «Sinodo provvisorio» nel 1948 iniziò a dar loro una configurazione autonoma. La comunità più antica, la comunità alemanna di Venezia, fu riconosciuta dalla Repubblica veneta nel XVIII secolo [due settimane fa raccontavamo su questa stessa prima pagina, rievocando il Ghetto ebraico, il ruolo della Serenissima come crocevia di culture, lingue e religioni, ndr].

Nazionalità, lingua, dunque; ma anche l’assetto ecclesiologico è per certi versi, duplice. Una certa autonomia della gestione locale fa pensare infatti a forme di congregazionalismo pur all’interno di una struttura che si rifà all’organizzazione luterana classica. Al 1949 risale tra l’altro l’accoglimento, all’interno della Federazione luterana mondiale, della chiesa italiana, che non aveva ancora ufficialmente la propria denominazione; il 16-17 ottobre di quell’anno si riuniva il Sinodo costituente della Celi.

Proseguendo con le coppie di polarità, è stata la relazione del decano, pastore Heiner Bludau (Torino) a portarci nel vivo della questione: facendo riferimento agli artt. 1 e 2 dello statuto, egli ha detto che la chiesa si basa da un lato sulla Scrittura e sulla centralità di Cristo, rifacendosi alla Confessione Augustana, tenendo molto alla propria identità; dall’altro è una chiesa che è inserita nell’ecumene, «espressione e parte di un movimento cristiano», in dialogo con le altre Chiese. La centralità di Cristo, si badi bene, non è questione che coinvolga solo il singolo credente, ma è una centralità che pervade e influenza la comunità tutta.

Nella carrellata di situazioni locali che il decano ha presentato all’assemblea è venuto fuori, in tutta la sua attualità, anche lo sfondo sociale che caratterizzava proprio il luogo dove il Sinodo si svolgeva: la vicinanza con quel blocco di frontiera che il governo austriaco ha in animo di costruire. «A Bolzano i membri della Comunità – ha detto Bludau – partecipano all’assistenza dei rifugiati alla stazione», quando questi ultimi vengono costretti ad abbandonare i treni che li porterebbero verso il Nord Europa, e quindi verso la loro speranza. La comunità  siciliana, invece, ha elaborato un piano per poter gestire una casa di accoglienza per giovani rifugiati: la mozione approvata in proposito, segnalando che già è attiva una collaborazione con le chiese valdese e battista di Catania, indica una possibile collaborazione fra le comunità della Celi sul territorio italiano, che potrebbero inviare per periodi limitati dei volontari a supportare il progetto, rivolto essenzialmente a profughi provenienti dall’Africa occidentale.

Dell’emergenza profughi ha parlato, con toni di preoccupata denuncia, Gerhild Herrgesell, sovrintendente nella Chiesa evangelica austriaca: anche membri di chiesa che da tempo non si vedevano nelle comunità si sono mobilitati per accogliere i profughi. Ora la sua Chiesa ha manifestato il proprio dissenso rispetto al provvedimento che sta prendendo il governo, se dovesse rendere operativa la chiusura del Brennero. Purtroppo le sue parole di sabato 23 hanno trovato una conferma, due giorni dopo, nel risultato del primo turno delle Presidenziali, vinte dal candidato dell’estrema destra.

L’altro tema di gran rilevanza nel dibattito sinodale, è stato quello relativo alle «disposizioni di fine vita – testamento biologico». La discussione (in gruppi e in plenaria) ha portato l’assemblea sinodale a far proprio un testo impegnativo redatto da un’apposita commissione, il sussidio Dichiarazione anticipata di trattamento sanitario. Un vademecum per il fine vita da una prospettiva cristiana, che sarà anche installato sul sito della Celi: muovendo da presupposti biblici molto coinvolgenti, ma entrando anche nel vivo delle difficoltà pratiche (tecniche e psicologiche) di quanti assistono malati in fase terminale, il documento sarà utile ai membri di tutte le chiese evangeliche nel nostro Paese. Il testo – che contiene anche un formulario per chi voglia redigere le proprie volontà di fine vita – sarà il primo documento approvato all’interno del panorama evangelico italiano come testo pubblicabile, ma è stato fatto ampio riferimento alla prassi, avviata da anni dalle chiese metodiste e valdesi, di raccogliere dai singoli queste disposizioni.

Il legame con le altre chiese evangeliche è risultato anche dalla prosecuzione del rapporto con l’editrice Claudiana (nella cui società la Celi ha un proprio ruolo) e anche nella presenza fraterna di alcuni ospiti: il moderatore della Tavola valdese Eugenio Bernardini ha fatto riferimento alla comune domanda che interpella ogni chiesa: quale è la nostra vocazione? come rispondere alle richieste di fede nel contesto dove Dio ci ha posti? Raul Matta (vicepresidente dell’Opera per le chiese metodiste in Italia) ha apprezzato il modo di lavorare snello e proficuo; i lavori vanno rapidamente alla concretizzazione, ha detto, senza far ricorso a discussioni troppo prolungate: è da apprezzare il rigore con cui si prendono le decisioni, e «potrebbe essere utile anche per i nostri Sinodi arrivare a inizio assemblea con le mozioni già formulate». Il pastore battista Giuseppe Miglio (Pordenone) ha molto apprezzato la capacità di questo Sinodo di affacciarsi alla società civile in modo semplice, con strutture leggere. La Chiesa luterana, dunque, molto raccolta attorno alle proprie comunità, avverte questa esigenza di aprirli alla testimonianza e alle esigenze della società».

I lavori, secondo una procedura e rispondendo a una organizzazione molto diverse da quelle in uso nelle chiese bmv, sono stati diretti dal nuovo presidente del Sinodo, Karl Georg Schedereit (comunità di Bolzano, che succede a Christiane Groeben), eletto in apertura dei lavori, che unitamente al vice Wolfgang Prader resta in carica quattro anni. Due dei tre membri laici del Concistoro sono stati confermati: Cordelia Vitiello (Napoli) e Angelo Ruggieri (Torre Annunziata). Tesoriera è stata eletta Ingrid Pfommer (Torino), rimanendo in carica il decano Bludau, pastore a Torino, e il pastore Jakob Betz, vicedecano.

Foto: L’apertura del Sinodo di fronte alla Christuskirche di Merano