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L’Europa tra corridoi umanitari e «respingimenti»

Da oggi, 4 aprile, i profughi che al momento si trovano in Grecia, saranno riportati in Turchia come prevede il controverso accordo siglato lo scorso 18 marzo tra la Turchia e il Consiglio europeo con lo scopo di «gestire» i flussi migratori. Stamane sono infatti partiti da Lesbo e Chios i primi traghetti.

Per ogni siriano riportato in Turchia un altro siriano sarà reinsediato dalla Turchia verso l’Ue con una soglia ferma a 72mila. Per questo accordo l’Ue darà in tutto 6 miliardi di Euro ad Ankara.

Sono 93 i rifugiati siriani arrivati il 29 febbraio a Fiumicino con il progetto dei «Corridoi umanitari» promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), da Sant’Egidio e dalla Tavola valdese (Organo esecutivo delle chiese metodiste e valdesi). In tutto sono mille le persone che nei prossimi due anni arriveranno in Italia attraverso questa iniziativa completamente autofinanziata.

I corridoi umanitari potevano essere un’alternativa al patto tra Bruxelles e Ankara?

Di questo, hanno discusso oggi pomeriggio in conferenza stampa presso la Sala Stampa Estera a Roma il presidente della Fcei, Luca Maria Negro e il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, intervistati dal giornalista Gustav Hofer.

«Pur trattandosi di numeri assai limitati – ricorda il presidente della Fcei, Luca Maria Negro – l’inedita iniziativa dei corridoi umanitari ribadisce l’importanza del modello proposto, che può essere applicato da qualsiasi Stato membro dell’area Schengen. Grazie a questo progetto ecumenico si è dimostrato che i passaggi legali e sicuri verso l’Europa sono possibili: è possibile non rischiare la vita in mare; è possibile contrastare il traffico micidiale degli scafisti; è possibile far arrivare in sicurezza e dignità persone che ne hanno tutto il diritto. E’ possibile fare altri accordi rispetto a quello siglato dal Consiglio europeo con la Turchia. I «corridoi umanitari» – prosegue Negro – prevedono per i beneficiari l’accoglienza e l’avvio di un percorso di integrazione in varie strutture gestite dalla Fcei, dalla Commissione Sinodale per la Diaconia (Csd) delle chiese metodiste e valdesi, dalla Comunità di Sant’Egidio o da associazioni o istituzioni che hanno aderito al progetto. I costi dell’accoglienza e dell’integrazione sono interamente a carico delle organizzazioni promotrici del progetto. Oggi – conclude Negro – alla luce dei primi rimpatri dalle isole greche, poco sappiamo quale sarà il destino delle persone che raggiungeranno la Turchia».

Il primo cospicuo gruppo a beneficiare dei corridoi umanitari – dopo l’arrivo all’inizio di febbraio di una sola famiglia siriana per motivi di salute – è giunto lo scorso 29 febbraio con un regolare volo di linea da Beirut all’aeroporto di Roma Fiumicino. Originari di diverse città siriane tra cui Homs, Aleppo, Hama, Damasco e Tartous, musulmani in gran parte, ma anche cristiani, i primi beneficiari – 97 profughi, di cui 43 bambini – hanno vissuto, in media, per tre anni in Libano, in piccoli campi spontanei come quello di Tel Abbas, nel Nord del Paese, a pochi chilometri dalla Siria, o in altri alloggi di fortuna. In Italia sono ospitati in diverse case e strutture di accoglienza a Roma e nel Lazio, in Emilia Romagna, Trentino e Piemonte.