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Il Signore salva!

Siate saldi, e il vostro cuore si fortifichi, o voi tutti che sperate nel Signore!
(Salmo 31, 24)

Chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvato
(Marco 13, 13)

«Il coraggio, uno non se lo può dare» esclama don Abbondio nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni. Lo stesso, a maggior ragione, può dirsi della fede. Essere forti, avere coraggio: facile a dirsi dal pulpito una qualunque domenica dell’anno, ma su un aeroplano nel mezzo di una turbolenza? Nella malattia? Tuttavia, l’antico salmista non era un ingenuo: sapeva di che cosa parlava.

L’invito alla lode che conclude il componimento non è una pia illusione, ma nasce dall’intima convinzione di chi ha provato la sicurezza che si trova nella mano di Dio (Sal. 31, 5.15) quando questi libera dalla mano del nemico (Sal. 31, 8.15). Il Signore salva: questa fu l’esperienza personale dell’orante, e di Israele in generale, questa la conoscenza che fondava – e sostiene anche oggi – l’edificio della fede. Costruita su queste basi, la «casa» sta in piedi. Non si tratta della promessa di un’esistenza senza pericoli, e dunque senza paura, perché terremoti e inondazioni saranno sempre possibili. Bensì, di una vita nella quale, grazie al coraggio della fede, si superano i problemi e le difficoltà. Giorno dopo giorno, un passo alla volta, si percorre il proprio cammino e, quasi senza rendersene conto, si arriva alla meta: non sempre sani ma, grazie a Dio, salvi. Quando questo avviene, ecco sbocciare la riconoscenza e germogliare la lode, ecco il desiderio di annunciare la propria scoperta e condividere la propria certezza con coloro che sono prossimi, ammaestrandoli e incoraggiandoli: «Siate saldi, e il vostro cuore si fortifichi, o voi tutti che sperate nel Signore!» (Sal. 31, 24).

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