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Gli svizzeri dicono «no»

Com’è noto, in Svizzera si vota spesso. Perché alle scadenze della democrazia rappresentativa si aggiungono i referendum propositivi tipici della democrazia diretta. Anche questa domenica i cittadini dei cantoni svizzeri sono stati chiamati alle urne da un multiplo referendum propositivo. Tra le quattro leggi d’iniziativa popolare, la più dibattuta era senza dubbio quella relativa all’espulsione degli stranieri che commettono reato. Niente di nuovo sotto al cielo elvetico – le norme attualmente in vigore annoverano già, in ultima istanza, l’espulsione, perché nel 2010 un altro referendum aveva imposto al parlamento federale di legiferare in tal senso – ma a sei anni di distanza da quell’eclatante successo politico associazioni ed esponenti di centrodestra hanno ritenuto che il momento fosse propizio per rincarare la dose, presentando un’ulteriore proposta di legge sullo stesso tema. Se convertita in legge, questa proposta avrebbe in buona sostanza reso automatici i meccanismi d’espulsione, a prescindere dalla gravità del fatto commesso e limitando la discrezionalità del giudice a valutare caso per caso. Un inasprimento che i cittadini svizzeri, questa volta, hanno ritenuto eccessivo, bocciandolo con il 58.9% dei suffragi.

Quand’anche di centro-destra, prima del voto lo stesso governo elvetico si era dichiarato contrario a esacerbare una norma peraltro esistente: un’indicazione raccolta dai votanti (63,1% il dato dell’affluenza) che anche sugli altri quesiti si sono dimostrati in totale sintonia con l’esecutivo – rigettati, come “da indicazione”, le proposte sugli sgravi fiscali per la “famiglia tradizionale” e sul divieto di speculazione sulle derrate alimentari.

Al termine di quest’ennesima tornata referendaria – come spesso accade oltralpe troppo eterogenea per non essere caotica – l’unico progetto destinato a diventare legge è l’unico che piaceva al governo in carica, ovvero il raddoppio delle gallerie del S. Gottardo (approvato dal 57% dei votanti). In attesa del prossimo referendum, questa volta, in materia d’integrazione, la democrazia diretta ha dato ragione alla democrazia rappresentativa.