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Kurt Masur, la forza della musica

Un direttore di orchestra senza bacchetta. Impossibile. Come Sansone cui il taglio di capelli toglie le forze (Giudici, 16,19), come è possibile immaginare un uomo, solo su un podio, guidare musicisti e voci senza l’ausilio di uno strumento che funga da punto di riferimento?

E’ morto la settimana scorta Kurt Masur, uno dei massimi direttori di orchestra del novecento. Un uomo che ha intrecciato la propria esistenza terrena con i travagli della terra di origine, la Germania dell’Est.

Masur all’età di 16 anni patisce una lesione al tendine della mano destra. Addio carriera tanto sognata e precocemente avviata di musicista, pianista, organista o violoncellista. Rimane l’opzione della direzione, e da quel momento prende avvio la parabola di uno dei più amati direttori di orchestra. Anche la bacchetta se usata ogni giorno per ore e ore diventa come un macigno in una mano. Se questa poi è lesionata la fatica diventa supplizio. Ma la passione è più forte, e il talento riconosciuto in maniera unanime sin dalle prime rappresentazioni.

Le direzioni proseguiranno, ma senza ausilio dello strumento principe, e questa sarà per sempre la sua caratteristica.

Nato nella cittadina di Brieg, oggi in Polonia ma allora in Slesia, quindi in Germania dell’Est, Masur diventa direttore prima della Komische Oper a Berlino e quindi direttore principale della Filarmonica di Dresda dal 1967 al 1972. Nel 1970 viene nominato Kappelmeister (direttore) dell’Orchestra Gewandhaus di Lipsia, un incarico che manterrà per 26 anni e che gli frutterà un enorme prestigio a livello nazionale e internazionale. Masur non è membro del Partito comunista, una rarità per chi ambisce a ruoli pubblici, ma il suo talento e la celebrità connessa lo preserveranno da rimozioni o misure peggiori. E quel prestigio risulterà decisivo nella transizione verso una Germania unificata.

Sono passate alla storia come «Le manifestazioni del lunedì»: sono i raduni di piazza nella Germania dell’Est oramai in disfacimento, con la popolazione, soprattutto quella giovanile, che in quell’autunno del 1989 trova finalmente il coraggio di scendere in strada e urlare la voglia di libertà. La prima si tiene il 4 settembre a Lipsia, partecipata per lo più da studenti che reclamano una maggiore libertà di circolazione e una transizione rapida del paese verso la democrazia. La Stasi, la polizia di stato della Germania dell’Est mette in atto nell’occasione uno dei suoi ultimi interventi punitivi.

La folla è cresciuta di lunedì in lunedì e il 9 di ottobre sono settantamila le persone a urlare la propria esasperazione per le strade. Manca un mese alla caduta del muro di Berlino, ma in quel momento non pare nemmeno ancora immaginabile un simile esito delle proteste. La tensione è alle stelle, i manifestanti sfilano davanti alla sede della Stasi.

Dal 1970 Masur è per l’appunto Kapellmeister dell’orchestra Gewandhaus, una delle più antiche e prestigiose al mondo, diretta per venticinque anni da Felix Mendelssohn, con sede proprio a Lipsia e fiore all’occhiello culturale della Ddr. Masur capisce quanto la tensione sia alle stelle e allora decide di aprire le porte della enorme sala da concerti che arriva ad ospitare 1900 spettatori seduti, perché vi si possa svolgere un dibattito sulla situazione sociale e politica. Le tensioni si placano, l’orchestra chiude la serata addirittura con un grande concerto pubblico. La settimana seguente i manifestanti salgono a centoventimila e poi a duecentomila il 23 di ottobre. Chiedono libere elezioni, non immaginano ancora che appena quindici giorni dopo il muro di Berlino crollerà. A Masur viene riconosciuto un ruolo di guida carismatica e gli viene offerta quindi la presidenza della Germania dell’Est in transito verso l’unificazione. Ma il suo amore è la musica.

Resta a Lipsia fino al 1996 per poi accettare l’invito della New York Philarmonic Orchestra che riporterà ai fasti dell’epoca d’oro della direzione di Leonard Bernstein. Ancora lo ritroviamo alla guida della London Philarmonic e quindi per sette anni all’Orchestre National de France.

La Germania tutta si è fermata per rendere omaggio a uno dei padri informali dell’unificazione, messaggero di pace attraverso la poesia della musica.

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