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Homeless Jesus

Gesù mangia nelle mense dei poveri di Glasgow e dorme sulle panchine di Londra. E’ quanto raccontano due opere d’arte che vogliono dare l’idea di cosa significhi vivere il vangelo, al di là delle tradizioni natalizie.

Dallo scorso 15 dicembre, presso il Wild Olive Tree Café sito nella chiesa presbiteriana di St. George’s Tron a Glasgow, è in esposizione un moderno dipinto dell’Ultima Cena, realizzato dall’artista scozzese Iain Campbell. La particolarità di questa versione di uno dei soggetti più rappresentati dalla tradizione pittorica cristiana, è che le tredici persone ritratte a tavola hanno tutte un nome, un cognome e una storia precisa: sono ospiti abituali della Glasgow’s City Mission, un’organizzazione cristiana che dal 1826 si occupa delle persone che quotidianamente combattono con la povertà, l’emarginazione, le dipendenze. «Volevo esprimere attraverso l’arte qualcosa che rappresentasse la mia fede», ha spiegato Campbell, aggiungendo di aver fin dall’inizio pensato all’Ultima Cena perché «è un’immagine centrale per descrivere la vita di Gesù». E, in verità, il dipinto descrive bene anche l’esistenza delle persone che ritrae. «Quello sono io», spiega John Campbell ad un reporter della BBC indicando uno dei personaggi sulla tela. John è entrato in contatto con la Glasgow’s City Mission quando, qualche anno fa, ha perso casa e lavoro, un manrovescio della vita dal quale non si è ancora pienamente ripreso. «Nel dipinto l’immagine evangelica del Cenacolo si interseca con quella della vita nuda e cruda di persone dai cui volti puoi indovinare storie difficili», ha spiegato Campbell. Anche il titolo – «La nostra Ultima Cena» – riflette questa sovrapposizione tra racconto biblico e precarietà della vita quotidiana: «Durante una seduta di posa uno dei commensali che ha detto: veramente per ognuno di noi questa potrebbe davvero essere la nostra ultima cena».

Il dipinto è stato realizzato nello stesso luogo in cui è esposto, il Wild Olive Tree Cafè – un originalissimo locale, realizzato insieme dalla chiesa di St. George’s Tron e dalla Glasgow’s City Mission, i cui tavolini sconfinano con le panche e le sedie del luogo di culto. «E’ stato interessante dipingere in pubblico – ha dichiarato Campbell -. La gente continuava a lasciare i propri tavoli e a rivolgermi domande». Tra queste la più frequente è quella sulla figura di Gesù: “Tra questi 13 personaggi chi è Gesù? Mi hanno chiesto in molti. In realtà ho dipinto pensando a quel passo del vangelo in cui Gesù dice «ogni cosa che avete fatto a uno di questi minimi, l’avete fatta a me». Così ognuna di queste tredici persone potrebbe essere Gesù”.

Dalle mense di Glasgow alle panchine di Londra, il passo è quello che porta da un quadro a una scultura. La Methodist Central Hall ha infatti fatto richiesta alla municipalità di Westminster per poter esporre all’esterno della sua facciata, sulla pubblica via, una scultura in bronzo dell’artista canadese Tim Schmalz. Si tratta di una panchina su cui è distesa una persona completamente avvolta in una coperta; sono visibili solo i piedi che mostrano delle profonde ferite lasciate dai chiodi della crocifissione. E’ uno dei dodici «Homeless Jesus» scolpiti da Schmalz , dodici statue in bronzo destinate ad altrettanti luoghi di testimonianza cristiana, tra cui la basilica di San Pietro a Roma. A contattare il pastore Martyn Atkins, sovrintendente della Methodist Central Hall, è stato lo stesso artista. «Siamo onorati di essere stati scelti per esporre la scultura – ha spiegato Atkins -. E’ del tutto appropriato avere una rappresentazione di Gesù all’esterno di un luogo di culto per ricordarci quanto l’evangelo abbia a che fare con i poveri e gli emarginati. Ed è anche un segno profetico che, esposto a poca distanza dal palazzo del Parlamento, parlerà alle coscienze».

Foto  “Statue of Christ the Homeless, Regis College, Toronto” by PjposullivanOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Commons.