13653094553_2c3d910862_o

Voto in Francia, le chiese protestanti si interrogano

La recente tornata elettorale francese, utile per nominare i nuovi presidenti delle regioni, ha rappresentato l’ennesimo campanello di allarme sulla crescita di un sentimento misto di paura e chiusura, non figlio soltanto dei recenti tragici fatti di cronaca, ma con radici profonde, radicate in questi ultimi vent’anni. Inclusione mai realmente avvenuta, crisi del mondo del lavoro, modelli sociali errati, sono molte le analisi possibili. Il rischio di una deriva razzista e autoritaria ha posto questioni serie anche al mondo delle chiese, quasi obbligate a “sporcarsi le mani”nell’agone politico, consuetudine questa radicata meglio alle nostre latitudini. Non fanno eccezione le chiese protestanti. Prevale una riflessione introspettiva, sul ruolo che le istituzioni religiose possano o debbano giocare al proprio interno e verso il mondo dei fedeli. Riportiamo di seguito due interventi.

Il punto di vista sulle recenti elezioni regionali francesi di Pierre Kopp, pastore dell’Unione delle chiese protestanti di Alsazia e Lorena (Uepal), regione storica roccaforte della destra:

«“Regionali: una sconfitta per tutti” è stato il titolo scelto dal giornale La Croix all’indomani di questa dolorosa tornata elettorale. Sulla stessa lunghezza d’onda le dichiarazioni di Xavier Bertrand che, dopo aver sconfitto Marine Le Pen in Picardia, ha espresso il grande disagio patito durante la campagna elettorale che lo ha portato a contatto con moltissime persone: “Non potrò mai scordare quanto accaduto in questi giorni, una sorta di colpo di tuono che annuncia un temporale imminente. E il prossimo colpo di tuono c’è da giurare che porterà il Front National al potere. Ciò ci obbliga a rimanere umili e a lavorare a testa bassa”.

Questa sensazione da ultima spiaggia che emerge dai titoli dei giornali e dalle parole di molti politici, investe anche le chiese protestanti.

Questa sconfitta morale e spirituale è anche nostra. Le nostre chiese sono state più attente rispetto al mondo politico nel vedere i sintomi che lungo questi ultimi vent’anni hanno portato alla crescita inesorabile di un partito razzista, molto votato anche fra i nostri fedeli? Siamo noi da esempio per quel che riguarda la democrazia interna e la chiarezza dei valori?

Personalmente ho trovato assai ambivalente, per non dire ambiguo, comunque insufficiente, il silenzio e la prudenza delle nostre chiese fra i due turni di votazioni.

All’interno dell’Uepal ad esempio, da un lato il Consiglio ha scelto di non rilasciare dichiarazioni a cavallo delle due tornate, e di conseguenza di risultare assente dai giornali regionali assai letti dai membri di chiesa, mentre dall’altro lato il presidente del medesimo Consiglio, Christian Albecker, spiegava ai lettori di La Vie, letto dai protestanti dell’Alsazia-Mosella, perché a suo avviso un voto per il Front National era incompatibile con la fede cristiana.

Non ci possiamo più sottrarre alla sfida inevitabile e urgente di riflettere, parlare e agire in nome di Cristo in Francia, come protestanti confessanti con parole e atti, e apportare il nostro contributo per un rinnovo radicale della democrazia e della società francese disorientata e sofferente come non mai. Senza ciò noi saremo corresponsabili di un domani ancora più scuro».

Joël Dahan, pastore della fondazione John Bost, istituzione che si occupa di accoglienza e supporto per le persone diversamente abili, nei due minuti de “Il pastore della domenica”, rubrica video ospitata dal sito “Regardprotestants.com” si è rivolto direttamente agli elettori di FN in questi termini: «Innanzitutto vorrei dirti che non ti posso giudicare perché non conosco la tua vita, non conosco le tue motivazioni. Ma non intendo rinunciare ai valori di libertà, uguaglianza e fraternità che sono il fondamento della nostra nazione».

L’intervento completo

Foto via Flickr di Abd allah Foteih | Licenza CC BY-SA 2.0