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Via i riferimenti cristiani dalla vita pubblica britannica

Ha fatto molto rumore nel Regno Unito il rapporto pubblicato la settimana scorsa dalla Commissione sulle religioni e le credenze nella vita pubblica. Nel testo viene messa in discussione la morale e il sistema di valori collaudati nel tempo nel paese. Viene quindi suggerito di ritirare i riferimenti cristiani presenti nelle principali cerimonie pubbliche, per lasciar spazio ad una presenza anche di altre confessioni. Eventi quali l’incoronazione del nuovo re o della nuova regina andrebbero ripensati in senso pluralista, così come si suggerisce di diminuire il numero di vescovi presenti alla camera dei Lord, aprendo invece all’ingresso delle altre religioni.

Le raccomandazioni della Commissione presieduta dalla baronessa Elizabeth Butler-Sloss, giudice della Alta Corte, mettono in luce i cambiamenti maggiori in corso nella società britannica, in cui il numero di persone che si dichiara anglicano è precipitato dal 40% del 1983 al 20% del 2013.

Non stanno mancando le reazioni alle proposte contenute nel testo: un portavoce della Chiesa d’Inghilterra ne ha criticato le conclusioni che a suo avviso «sono dominate dalla convinzione fuori moda che le religioni tradizionali perdono di importanza e che la non appartenenza ad una religione sia sinonimo di umanesimo e secolarismo».

Fonti vicine alla casa reale raccontano di un Principe Carlo favorevole ad alcune delle proposizioni: in diverse occasioni l’erede al trono ha espresso il desiderio di essere, una volta Re, il difensore delle fedi piuttosto che di una fede.

Fra i principali punti proposti spiccano quindi la creazione di un vero stato laico, l’abolizione di cerimonie religiose nelle scuole, una profonda riforma della cerimonia di incoronazione del prossimo monarca, la fine del regno dei 26 vescovi anglicani alla camera dei Lord, rimpiazzati in parte da rappresentanti delle altre confessioni.

Frutto di un lavoro di due anni, le analisi e le riflessioni sono state condotte dall’istituto Woolf, sorto all’Università di Cambridge nel 1998. Nel tempo è divenuto il principale luogo di riflessione sulle relazioni fra le comunità cristiane, ebraiche e musulmane.

Nel lavoro di raccolta di informazioni i membri della commissione hanno ascoltato anche Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e per questo leader spirituale di circa 800 milioni di anglicani nel mondo, Ephraim Mirvis, gran Rabbino del Commonwealth, e vari responsabili del mondo islamico che in Gran Bretagna conta circa 3 milioni di fedeli in rapido aumento.

Il tema è spinoso e pone in discussione l’impianto stesso del sistema pubblico inglese. La chiesa d’Inghilterra ha bollato come profondamente errato il rapporto, sia nelle analisi che nelle conclusioni.

Il dibattito è aperto e giunge in un periodo non semplice: il mese prossimo Welby incontrerà i 37 primati della chiesa Anglicana nel tentativo di ricomporre le profonde divisioni che le questioni sessuali, di accoglienza o meno di omosessuali e lesbiche, stanno aprendo, a causa delle sensibilità assai differenti sul tema dei leader anglicani mondiali.

Foto via Pixabay