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Gesù Cristo, l’unico mediatore

Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato; il Signore solo sarà esaltato in quel giorno
(Isaia 2, 11)

Davanti a Dio non c’è favoritismo
(Romani 2, 11)

A prima lettura le poche parole di questo versetto sembrano molto chiare e non hanno bisogno di interpretazione per coglierne il significato. Sono evidenti di per sé: se, come si dice, Dio è sommamente giusto, ne consegue logicamente che non faccia favoritismi. Quelle parole sarebbero state più chiare se Paolo avesse detto «in Dio non c’è favoritismo», o «Dio non favorisce alcuni a danno di altri». Una parallela parola del Primo Testamento è più completa: «Dio, il Signore, non ha riguardi personali e non accetta regali» (Deuteronomio 10, 17). Dio non discrimina e non fa favoritismi, non accetta bustarelle o raccomandazioni.

Se questo è vero, allora qualcosa nel nostro paese non funziona bene: noi usiamo a piene mani l’arte spregiudicata della raccomandazione e questa arte investe anche l’aspetto religioso e la pietà popolare. Lo testimoniano la miriade (sempre crescente) di santi e lo sterminato numero di Madonne. Il loro unico scopo è di raccomandarci a Dio e di fare da mediatori presso Dio. Non sappiamo se questo impianto teologico ha prodotto quell’infame fenomeno, o se questo fenomeno ha rafforzato e ampliato quel sistema teologico.

L’apostolo Paolo ci sta ricordando che Dio non tratta tutti con lo stesso metro, ma tiene conto, senza bisogno di raccomandazioni particolari, della situazione di ciascuno; che non usa un trattamento di favore in base a discriminazioni di nessun genere. Per manifestare la sua grazia e la sua benevolenza, non accetta donativi, né mediatori di nessun genere. C’è una sola mediazione possibile, posta da Dio stesso: Gesù Cristo, l’unico che ci permette di incontrare liberamente Dio stesso.  

Foto di Martin Fisch via Flickr | Licenza CC BY-SA 2.0