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Tre fosse comuni scoperte a Sinjar

Domenica 29 novembre sono state scoperte nella città irachena di Sinjar tre fosse comuni, contenenti tra gli 80 e i 100 corpi. Secondo la deposizione del capo della sicurezza, Qasim Simo, due fosse sono state rinvenute a est di Sinjar, mentre la terza all’interno della stessa città. Secondo l’Associated Press ci vorranno mesi per identificare i morti.

La macabra scoperta segue quella avvenuta il giorno precedente, nel corso della quale a circa 10 km a ovest di Sinjar è stata trovata una fossa comune contenente almeno 120 corpi e materiale esplosivo.

Purtroppo diverse fosse comuni sono state finora trovate intorno alla città, che è stata attaccata e conquistata dai militanti dell’Isis nell’agosto del 2014. Quando il 3 agosto di quell’anno le truppe curde si sono ritirate, centinaia di migliaia di residenti sono stati costretti a fuggire, e migliaia sono stati uccisi. La maggioranza apparteneva al gruppo di minoranza degli yazidi. Sinjar, infatti, la città irachena situata a 50 Km dalla frontiera con la Siria, è la culla secolare degli yazidi, una minoranza curdofona seguace di una religione pre-islamica, in parte derivata dallo zoroastrismo, fortemente presa di mira dalle milizie dell’Isis.

Nel marzo di quest’anno, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha detto che la persecuzione degli yazidi può qualificarsi come genocidio.

Tra i crimini perpetrati contro la minoranza ci sono: l’uccisione «brutale e mirata» di centinaia di uomini e ragazzi nella provincia di Ninive, e lo stupro di bambine. Mentre, giovani ragazzi sono stati catturati per essere addestrati come militanti.

Parlando alla BBC, Mahma Khalil, funzionario responsabile per la regione del Sinjar, ha detto che quella scoperta sabato 28 novembre è la più grande fossa comune trovata finora, e ha aggiunto che in futuro sicuramente saranno scoperti ulteriori siti di esecuzione di massa.

Definendo le atrocità compiute dall’Isis nella regione un «genocidio degli yazidi», Khalil ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché si compilino le prove relative ai crimini di guerra compiuti dall’Isis da presentare alla Corte penale internazionale permanente.

Allo stesso tempo, Khalil ha riferito che, nonostante la liberazione di Sinjar, la maggioranza dei residenti non vogliono tornare a casa, poiché rimangono «incerti» sulla situazione della sicurezza.

(Fonte: Christian Today)

Foto: “Yazidi refugees” by DFID – UK Department for International Development (picture: Rachel Unkovic/International Rescue Committee) – https://www.flickr.com/photos/dfid/14915495042/. Licensed under CC BY 2.0 via Wikimedia Commons.