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Cambogia tra passato e futuro

La Cambogia, stato del Sud-est asiatico incuneato tra Thailandia, Laos e Vietnam, ha ospitato nella sua storia importanti imperi e ancora oggi figura tra le 500 mete turistiche imperdibili del mondo.

Da sempre è tuttavia territorio di guerre e contese: prima durante le invasioni coloniali, poi nel corso della guerra tra Stati Uniti e Vietnam, fino ai più recenti conflitti tra partito comunista russo e cinese.

Questa instabilità è sfociata tra il 1975 e il 1979 nel regime di terrore dei Khmer Rossi, che ha creato oltre due milioni di vittime, lasciando di fatto un vuoto di valori nella società quotidiana che la politica non riesce a colmare.

Milioni di bombe inesplose minano il lavoro agricolo, la tragedia dell’Aids ha colpito duramente molte persone e in Cambogia si combattono guerre economiche spaventose: la Cina decentra le produzioni sfruttando la manodopera locale, si stima che 600mila donne lavorino nelle fabbriche in condizioni di maltrattamento, denutrizione e salario insufficiente. Centinaia di ragazzi vengono ricoverati per svenimento: troppe ore di lavoro, abbinate alla mancanza di una dieta adeguata e di ambienti di vita e di lavoro sani, producono ogni anno vittime e malanni.

Il quadro ci viene fornito da due operatori dell’associazione onlus «Il Nodo di Milano», che da anni segue progetti di aiuto in Cambogia, soprattutto per i giovani. Alcuni di questi progetti saranno presentati oggi a Roma e sono finanziati con l’Otto per mille della chiesa valdese.

Alberto e Luciana Cannetta, responsabili de Il Nodo, spiegano le origini dell’associazione: «Nasciamo come gruppo di amici che ha scelto di mettere in comune le proprie competenze di designer e architetti per valorizzare la manualità spontanea e naturale dei giovani cambogiani e permettere loro di accedere con prodotti di qualità ad un mercato globale. Non cerchiamo quindi solo di sanare le ferite, ma vogliamo puntare sul futuro, creando opportunità per il futuro lavorativo».

Uno dei progetti finanziati dall’otto per mille è quello che riguarda il «design sociale»: la creazione di una scuola per giovani che imparano a diventare argentieri, artigiani del metallo. Le tecniche di lavorazione vengono insegnate da artigiani locali e da artisti internazionali. La creatività in bottega aiuta i ragazzi a confrontarsi con la loro identità.

«Quando i nostri allievi finiscono il corso biennale – aggiunge Luciana Cannetta – vengono impiegati sul mercato locale e il Ministero del Lavoro ha riconosciuto il nostro titolo di studio. Quasi tutti riescono a creare una famiglia che può vedere un futuro».

Ma per sopravvivere in un paese dove la mortalità infantile è altissima, Il Nodo ha creato anche progetti legati alla sanità e salute.

«Bambini in prigione» è il titolo del secondo progetto finanziato dalla Chiesa valdese: riguarda il supporto a piccoli prigionieri innocenti, che vivono in carcere al seguito dei genitori. I bambini non sono ospiti registrati, quindi non ricevono alimentazione, medicine, scolarità.

Ci spiega Alberto Cannetta: «Una recente legge ha stabilito che i bambini che superano i tre anni non possono essere ammessi in prigione.  Abbiamo creato delle sale gioco studio dove i piccoli possono apprendere almeno qualche nozione fuori dalla cella con un insegnante. Portiamo sostegno psicologico, assistenza sanitaria e alimentare. Ma nel frattempo cerchiamo anche delle soluzioni alternative al carcere, coinvolgendo la famiglia allargata e il villaggio. Un lavoro difficile, spesso nemmeno riconosciuto dallo Stato».

La serata di presentazione di venerdì 27 novembre si svolgerà nella Sala valdese di Roma, in via Dionigi 59, con la partecipazione di Bovannrith Tho Nguon, testimone del regime, e Susanna Pietra, responsabile ufficio Otto per mille della Chiesa valdese e metodista.

Sarà inoltre possibile ammirare ed acquistare alcuni manufatti provenienti dal paese dei Mille Telai.

Foto di Sharonang, con licenza CC0 Public Domain. by Pixabay