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L’invisibilità delle donne nei mezzi di informazione

Il progresso verso l’uguaglianza tra uomini e donne nei mezzi di informazione giace ad un punto morto, secondo i risultati appena diffusi dal Global media monitoring project (Gmmp), il più ampio studio a livello mondiale sulla rappresentazione delle donne nell’informazione mediatica ma anche un’iniziativa volta a promuovere un cambiamento nel modo di rappresentare le donne.

Il Gmmp, promosso e coordinato a livello internazionale dall’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc), da oltre 20 anni monitora la grave disparità in corso tra la rappresentazione di donne e uomini nei mezzi di informazione, sottolineando che la rappresentazione delle donne nel mondo dell’informazione non rispecchia il contributo che esse danno alla società. Il primo Progetto mondiale di monitoraggio dei media è stato condotto nel 1995, e da allora ogni cinque anni.

I risultati del V° Gmmp indicano che, in tutto il mondo, le donne costituiscono circa il 50% della popolazione complessiva, ma solo il 24% delle persone che vengono lette su un giornale, viste in televisione o ascoltate in radio – esattamente lo stesso indice che si trova nel rapporto del 2010.

L’invisibilità relativa delle donne nei mezzi di informazione tradizionale riguarda anche le piattaforme di distribuzione digitali. Solo il 26% delle persone presenti su Internet, attraverso interviste, storie e notizie e «tweet», sono donne.

«Il rapporto Gmmp 2015 ha esaminato la visibilità, la voce e la menzione di donne e di uomini nei mezzi di informazione, e denuncia un sessismo che ha resistito ai decenni e ai confini geografici, che si adatta alle emergenti forme di media, e che prospera in tutti gli spazi in cui i contenuti delle notizie si producono e si condividono», ha detto Sarah Macharia, coordinatrice del Gmmp.

Alla luce di questi risultati, l’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc) e i coordinatori del Gmmp chiedono la fine del sessismo nei media entro il 2020.

Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha fatto suo questo appello. Isabel Apawo Phiri, segretario generale associato del Cec, ha affermato che la famiglia ecumenica ha un ruolo importante nel rafforzare l’impegno a livello mondiale per la parità delle donne nei mezzi di informazione. «La nostra preghiera e la nostra speranza sono che, nel 2021, quando ci sarà l’11a Assemblea del Cec, leggeremo una ricerca che attesta che i mezzi di informazione hanno adottato una visione più ampia di uguaglianza e inclusione», ha detto Phiri. «Con la guida dello Spirito Santo, insieme possiamo trasformare i media in modo da rendere le donne più visibili».

Fonte: Cec

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