papa

Diamoci una calmata (papale)

L’istituzione papale non è molto cambiata dai tempi di Lutero: il professor Vittorio Subilia, massimo studioso protestante del cattolicesimo, era solito ripetere che il dogma fondamentale del cattolicesimo sta nella concezione della chiesa come prolungamento dell’incarnazione. Il papa viene identificato come il vicario, colui che sta temporaneamente al posto di Cristo.

Si è scritto che con Bergoglio si apre una stagione nuova e ricca di speranze per l’ecumenismo ( non ha solo parlato chiaro ma anche agito coerentemente), ma proprio il papato rappresenta il maggior ostacolo sulla strada ecumenica. Anche per quella “unità nella diversità”, come va di moda dire oggi.

Anche qui su Riforma.it il caporedattore di Jesus, Giovanni Ferrò, scrive che ascoltare il papa è come ascoltare Martin Luther King o Dietrich Bonhoeffer. Non è un paragone un po’ affrettato?

Otto secoli fa, sia l’altro Francesco, quello di Assisi, che il nostro Valdo di Lione hanno operato per una chiesa povera, priva di potere e guidata solo dallo Spirito. Il movimento di Francesco era compatibile con la dottrina della chiesa cattolica, quello di Valdo, che non praticava solo la povertà ma predicava liberamente l’Evangelo, senza l’autorizzazione del vescovo, fu considerato eretico.

Agli italiani e alle televisioni tutto questo non interessa: le chiese si occupino del prossimo, facciano del bene. Se no, cosa ci stanno a fare?

La riforma protestante, alla continuità Dio-Cristo- Chiesa-umanità, contrappone il sola gratia, sola fide, sola scriptura. La Riforma non poteva trasformare dall’interno il cattolicesimo, ma solo porsi come alternativa. La Riforma protestante è stata una vera riforma perché ha operato una rivoluzione. Ha abolito il clero, la gerarchia e con essa il papa, preteso vicario di Cristo. La Scrittura afferma che «vi è un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo». 

Foto Pietro Romeo