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Seguimi!

Agar disse: «Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che mi ha vista?»
(Genesi 16, 13)

Gesù, passando, vide Levi, figlio d’Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi»
(Marco 2, 14)

Seguimi. Un’unica parola che segue lo sguardo che vede un uomo ricurvo sui suoi affari, sui suoi interessi, sui suoi conti tutti incentrati sul dare e l’avere. Un’unica parola, quella giusta al momento giusto per un uomo che giusto non è, ma che trova la forza e anche il coraggio di alzarsi, di assumere la posizione eretta e di fare la sua scelta. Sì, di una scelta si tratta: prendere o lasciare, o meglio lasciare e prendere. Levi lascia il banco delle imposte, lascia il suo lavoro molto umano e poco onesto, lascia una vita fatta di «creste», imbrogli, astuzie, vessazioni sui più deboli e prende un’altra strada, la via del maestro che chiede di andargli dietro, di stargli dietro. Levi non dice neanche una parola, non un sì, non un eccomi e neppure un ma. Niente di niente, non dice nulla ma fa tutto: si alza, lascia e va. Il passaggio e la parola di Gesù richiedono decisioni radicali. La chiamata di Levi non è dunque soltanto un racconto di vocazione, è anche un racconto di conversione che rende evidente un elemento fondamentale: Levi non fu chiamato perché convertito ma fu convertito perché chiamato.

Seguimi! La parola decisiva, la parola che cambia la vita, la parola che offre la possibilità di un futuro diverso, la parola creatrice di una nuova identità, la parola della grazia che chiude la porta del passato e spalanca quella dell’avvenire.

Nella sua brevità e concisione il racconto non intende essere la narrazione della vicenda personale di Levi quanto piuttosto il paradigma di ogni chiamata: Gesù passa, vede e chiama e la sua voce ti alza, ti leva, ti risveglia, ti risorge, ti rende pronto per una nuova vita. Se avesse guardato se stesso, Levi non si sarebbe alzato, avrebbe forse detto: non sono degno di seguirlo. Ma Levi guarda a Gesù e trova la forza.

Foto “Caravaggio – La vocazione di San Matteo” di Michelangelo Merisi da CaravaggioOpera propria. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.