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Luce sulla Tunisia

Un museo fantasma: questo è diventato il Bardo di Tunisi, il più grande della Tunisia, dopo l’attentato dello scorso marzo – 21 vittime, a cui si sono aggiunti altri 38 morti in luglio per l’attacco dell’Isis sulla spiaggia de la Sousse. E’ un momento critico per il paese, che sta attraversando una delicata fase nel cammino verso la democrazia, dopo l’elezione a presidente della repubblica di Beji Caïd Essebsi e l’entrata in vigore della nuova costituzione condivisa da tutte le forze politiche. La paura di nuovi attentati ha di fatto portato a un crollo del turismo, che ha registrato un 26% in meno rispetto all’anno passato: «gli stranieri hanno disertato il museo del Bardo dopo l’attacco terroristico – spiega la giornalista Sara Boudali – inoltre diverse crociere e tour operator hanno cancellato i nostri siti archeologici e le nostre spiagge dai loro itinerari. Senza contare che molti paesi hanno addirittura inserito la Tunisia nella lista delle destinazioni a rischio». Ci sono per fortuna anche campagne internazionali di sostegno, che incoraggiano le persone a non cedere alla tentazione di isolare la giovane democrazia tunisina. Dopo l’attentato del 18 marzo, si è rapidamente diffusa una parola d’ordine, presto diventata hashtag, Tunisia, io ci vado, ripresa da volti noti anche in Italia. «La Francia diffonde quotidianamente sulla televisione nazionale pubblicità che esortano la gente a tornare in Tunisia – conferma Boudali – e anche la Spagna ha programmato diverse visite e molte iniziative culturali nel nostro paese». Due giorni fa, il 27 ottobre, proprio al Bardo si sono tenute le selezioni del prestigioso Prix Goncourt, proprio nell’ottica di riaccendere le luci nel museo e sulla Tunisia. Latifa Lakhdar, ministra della Cultura e della Salvaguardia del patrimonio, ha salutato con piacere l’iniziativa: «E’ un onore per noi ospitare il premio in questo luogo di memoria – ha detto la ministra – e anche un’opportunità per superare la tristezza degli ultimi avvenimenti».

Anche il Premio Nobel per la pace, conferito lo scorso 8 ottobre al “Quartetto per il dialogo nazionale in Tunisia”, conferma l’intenzione di assicurare un appoggio internazionale al processo di democratizzazione in corso. Il Quartetto, formato dall’Unione generale tunisina del lavoro, la Confederazione dell’industria del commercio e dell’artigianato, la Lega tunisina per i diritti dell’uomo e l’Ordine nazionale degli avvocati di Tunisia, ha giocato un ruolo fondamentale di mediazione fra cittadini e classi dirigenti, risolvendo anche le tensioni legate alle differenze religiose. Non ultimo, secondo il Comitato dei Nobel, il “quartetto” ha inoltre contrastato la diffusione della violenza in Tunisia, contribuendo a mantenere la pace sociale, questione non di poco conto ora che ai problemi interni si è aggiunta anche la paura dell’Isis. «Non viviamo una particolare percezione di insicurezza, non più che nel resto del mondo – afferma Boudali a questo proposito – però è chiaro che combattere il terrorismo è oggi la priorità, che mette d’accordo istituzioni e cittadini». «Per quanto riguarda la situazione politica in generale – aggiunge – c’è sempre un braccio di ferro fra società civile e governo: cerchiamo di difendere la nostra libertà e denunciamo i soprusi, che ancora ci sono, soprattutto da parte delle forze dell’ordine».

Foto “GiorcesBardo33-2” di Giorces – GiorcesBardo33-2.JPG modified by SuperManu. Con licenza CC BY 2.5 tramite Wikimedia Commons.