copertina

Oltre le nuvole di Scicli

Le nuvole correvano veloci lo scorso fine settimana sopra al cielo di Scicli. Soffiava un vento fresco dal mare, che ha portato temporali e pioggia. Scicli si è risvegliata pigramente il lunedì mattina e le attività piano piano hanno ripreso il loro corso quotidiano.

Sono passati dieci mesi da quel 12 dicembre del 2014, quando, dopo le polemiche e le raccolte firme, venne inaugurata la Casa delle culture, progetto di accoglienza curato dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e finanziato dall’Otto per mille valdese. Da allora molte cose sono cambiate nel rapporto del Centro con la città. In questi mesi, come le nuvole nel cielo di Scicli, oltre trecento persone, soprattutto ragazzi e ragazze, sono transitate tra le mura della struttura di corso Mazzini. Storie di persone reali, che con la loro presenza hanno dissipato gran parte dei timori iniziali.

Come le nuvole ogni vita passata per il Centro è diversa dalle altre: c’è chi è transitato velocemente, per pochi giorni e chi si è fermato più tempo. Intrecci di percorsi che gli operatori della Casa delle culture provano a impostare insieme ai ragazzi prima che proseguano il loro viaggio. Un luogo, il Centro di Mediterranean Hope, in cui gli ospiti spesso si fermano per un tempo breve, alcune volte solo per riprendere fiato.

Ogni persona che vi transita ha una sua forma e direzione, è un individuo diverso dagli altri con bisogni e aspettative proprie. Ma a differenza delle nuvole, chi passa per la Casa delle culture è una vita fatta di carne ed ossa.

Spesso è questo uno dei tasselli che manca nella narrazione delle migrazioni cui siamo abituati: i corpi di chi, nonostante il deserto, la Libia, il mare, è vivo ed è giunto accanto a noi. Rischiamo di essere rapiti dalle loro storie, di farceli scivolare via come vapore tanto da dimenticarci del loro presente di persone fatto di bisogni e desideri.

Con la Casa delle culture a Scicli la narrazione si è fatta esperienza solida e si è intrecciata con la vita di molti e molte sciclitani portando con sé il carico di domande e risposte.

A quasi un anno di distanza la sfida iniziale sembra infatti essere stata superata. Certo, ci sono ancora molti passi da compiere e l’esperienza si deve sicuramente consolidare, ma l’impressione è che le prime radici abbiano attecchito in città e che il passaggio delle vite degli ospiti si accompagni con la presenza di numerose persone alle attività del Centro. Insomma, si apre in questi mesi un secondo anno ricco di sfide, forse più importate di quello appena passato perché l’esperienza deve sedimentarsi e crescere.

«Dall’inizio certamente abbiamo fatto un bel cammino – dice Giovanna Scifo, la responsabile del Centro – la cosa più importante è che la Casa delle culture è uno spazio, che nella sua semplicità, è rimasto aperto a tutti». Le attività, dopo il periodo estivo, stanno ricominciando e nell’atrio della struttura c’è un continuo fermento. «Oggi – prosegue – è una casa del territorio e non degli operatori o della Federazione delle chiese evangeliche in Italia».

Se Scicli sembra aver accolto la Casa delle culture, anche per la chiesa metodista locale è stata l’occasione di aprirsi in modo nuovo alla realtà cittadina, proseguendo una tradizione di accoglienza e impegno che risale all’800 e ai fasci siciliani.

«All’inizio ci sembrava una cosa un po’ grande rispetto a quello che siamo: una comunità di circa sessanta membri sulla carta con una media di partecipazione al culto di 25-30 persone» dice Franzo Trovato, presidente del consiglio di chiesa. Il timore di non farcela ad accompagnare la Casa delle culture è affiorato. «Ce la farete sicuramente, ci dicevano. E abbiamo detto “proviamo”».

Alcuni membri di chiesa sono impegnati in prima persona come volontari. «Non per questo gli altri non sono d’accordo e non ci sostengono» dice ancora Franzo Trovato.

foto_chiesa.jpg

«Io credo sia una bella esperienza, soprattutto nei rapporti con la città – aggiunge Francesco Sciotto, pastore a Scicli – Da pastore guardo al fatto che la comunità è stata molto impegnata in questo progetto. È ringiovanita, risorta in qualche modo perché quando c’è un progetto diaconale in cui si chiede la collaborazione di tutti, dopo le prime incertezze e paure, poi ci si butta ed è bello farlo».

L’esperienza, prosegue Sciotto «ci ha fatto scoprire il fatto di essere al centro dell’attenzione. Non è stato semplice». Oltre alle polemiche che avevano preceduto l’apertura, l’attenzione nei confronti della Casa delle culture e della comunità metodista sciclitana è arrivata anche da altrove. «La chiesa di Scicli che si è gettata con tutte le sue forze in questo progetto – racconta Sciotto – ha scoperto di essere un luogo sotto gli occhi delle comunità ecclesiali in Italia ed Europa. Abbiamo ricevuto in quest’anno tante visite dall’Italia e dall’estero come non era mai capitato negli oltre cento anni di storia della comunità di Scicli. La comunità ha capito che stava facendo qualcosa d’interessante e la sfida è stata colta anche con curiosità, piacere e orgoglio».

La Casa delle culture, la sede della chiesa metodista e quella dell’opera diaconale, un asilo attivo dagli anni ’60, sono lontane poche centinaia di passi. È una distanza minima, che si percorre in due minuti appena, ma è anche, a livello simbolico, il segno di una prossimità con una chiesa locale che ha superato i dubbi e le incertezze e accolto il progetto. «L’elemento aggiunto – dice Sciotto – è il fatto che ci sia una comunità di credenti alle spalle che si mette a disposizione nelle piccole come nelle grandi cose».

Anche l’opera diaconale è stata coinvolta. «Questa vicinanza ci fa lavorare meglio – racconta la direttrice, Teresa Mania – Con i bambini siamo andati al Centro a giugno e abbiamo fatto i pannelli che sono appesi». Le lenzuola realizzate, appese ad una parete della Casa delle culture, raffigurano decine di mani di tutti i colori e sono una delle prime cose che si vedono entrando. Ma le attività comuni sono molte. «Quello che proponiamo ai nostri bimbi cerchiamo di farlo coinvolgendo anche la Casa delle culture» dice Teresa Mania.

foto_lenzuola.jpg

Teresa fa anche la volontaria al Centro. «Questa esperienza mi ha coinvolto tantissimo. Lo scorso anno, quando è iniziata, finivo la scuola alle quattro e il mio tempo era dedicato lì fino a tardi. Gli operatori finivano il loro turno dopo cena e per me era normale fermarmi. Con la mia presenza, anche solo per una chiacchiera, mi sembrava di dare ancora qualcosa prima di finire la giornata».

Una comunità che offre e riceve anche, come nel caso dei battesimi di alcuni bimbi figli di ospiti della Casa delle Culture o come la presenza, ogni tanto, di alcuni dei ragazzi del Centro, provenienti da chiese metodiste in Africa, al culto, la domenica. «È bello per noi sapere – dice Sciotto – che un punto di approdo non è solo la spiaggia di Pozzallo o la Casa delle culture, ma anche il nostro culto».

«Abbiamo avuto delle ragazze madri che hanno scelto di far battezzare le loro bambine nella nostra chiesa. Abbiamo fatto questi battesimi, molto partecipati, uno addirittura insieme ad un bambino della nostra comunità» dice Franzo Trovato che poi cita tanti altri episodi. «Tra i primi ospiti c’era una coppia che partecipava tutte le domeniche in chiesa e il giorno che ci hanno salutato, in inglese, ci hanno detto che si sono sentiti a casa, come parte della comunità. È stato bello».

Lo scorso 3 ottobre anche Mediterranean Hope a Scicli ha commemorato i 368 morti del 2013 a Lampedusa. Ha però anche ricordato anche i morti in un altro naufragio, a Sampieri, nel mare di Scicli, avvenuto appena tre giorni prima, il 30 settembre del 2013. Lo ha fatto a modo proprio, con un flash mob. «In questo luogo era importante fare una commemorazione di questo tipo perché c’è una memoria locale da portare avanti» dice Davide Lomma, volontario e ricercatore presso il Centro. All’iniziativa hanno partecipato anche i ragazzi della Casa delle culture: «si sono sparsi in mezzo alla gente e ad un segno si sono radunati vicino ad un telo bianco su cui hanno iniziato ad attaccare dei disegni che avevano fatto con la scritta “mai più” in tutte le lingue che conoscevano. Si è creato uno striscione con scritte, disegni e candele», racconta Davide che successivamente ha realizzato anche un video sull’iniziativa.

Guarda il video

Mai Più

Il video del FlashMob organizzato dagli ospiti della CASA DELLE CULTURE in occasione della giornata del ricordo dei nostri fratelli che hanno perso la vita il 30 Settembre 2013 a Sampieri e il 3 Ottobre 2013 a Lampedusa.Il video è stato girato e montato dal nostro volontario Davide Lomma.

Posted by MH – Casa delle Culture on Sabato 10 ottobre 2015

Di nuvole da quel 12 dicembre dello scorso anno ne sono passate molte sul cielo di Scicli. Presto, quando termineranno i lavori, il palazzo che ospita la Casa delle culture avrà anche una facciata nuova e si troverà ad affrontare le molte sfide che ancora ha davanti a sé, perché il cammino non è certo finito e le difficoltà sono ancora tante. Ciò che resterà uguale sono le tre grandi porte, sempre aperte, che ci mostra Giovanna Scifo. Da ovunque la si guardi è un invito ad entrare, sedersi, sentirsi a casa. Da qualunque parte del mondo si arrivi.