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Da Basilea ad Angrogna

Sono due le chiese alle valli valdesi che al culto di inizio attività sul pulpito vedranno due volti nuovi: si tratta di Angrogna e di Prarostino. A Prarostino indosserà la toga come pastore titolare della comunità Donato Mazzarella, e per lui si tratta di un «ritorno» alle valli, in quanto già pastore in passato a Bobbio Pellice. Ad Angrogna invece è arrivato Marco Di Pasquale, alla sua prima esperienza pastorale qui, anche se le sue origini hanno radici proprio fra le montagne angrognine.

Ricordiamo anche che Villar Pellice vivrà un anno di vacanza pastorale, in attesa dell’arrivo del pastore Stefano D’Amore e che quindi sarà compito del Primo Circuito la cura di questa comunità.

Conosciamo meglio quindi i due «volti nuovi» iniziando da Di Pasquale.

«Sono nato è cresciuto a Torino, dove ho studiato e mi sono laureato in filosofia e soltanto dopo ho intrapreso la strada dello studio della teologia, con numerose difficoltà, visto anche la formazione “razionale” che ho avuto. Dopo gli studi a Roma sono “capitato” in Svizzera dove mi sono sposato e ho trovato il posto per fare l’anno di prova, in accordo con la Tavola valdese». La consacrazione è avvenuta nella chiesa riformata del cantone di Friburgo dove poi è rimasto per sei anni come pastore titolare della chiesa valdese di Basilea (comunità italofona) fin quando, complice la crisi delle chiese elvetiche, è venuto a mancare il sostegno economico per il pastore. Quindi la proposta di venire in Italia.

«E’ sempre stato il mio desiderio quello di poter servire in una chiesa italiana. Quando la Tavola Valdese mi ha proposto Angrogna ho accettato chiudendo un capitolo della mia vita e aprendone uno nuovo. I primi giorni sono stati poco rincuoranti in quanto materialmente mi mancava tutto, ma nei giorni successivi ho subito potuto apprezzare i vantaggi di vivere in una piccola realtà e la vicinanza delle persone. Da un lato c’è una sorta di controllo sociale ma allo stesso tempo c’è sempre qualcuno che si interessa di te. Non ti senti mai davvero solo. Se non stai bene sai che esiste una rete umana che si mette a tua disposizione per alleviare i problemi. Mi sono sentito davvero accolto, come forse mai mi era successo prima nella mia vita».

Di Pasquale vede nella popolazione di Angrogna un forte intreccio fra la vita della chiesa e quella civile e politica: c’è un forte senso di appartenza. Chiediamo quindi quale sarà il suo apporto, quali siano le sue idee per questa comunità.

«Naturalmente è un po’ presto per dirlo, sono pochissimi giorni che vivo qui e sto cercando di ascoltare, di capire quale sia la sensibilità reale delle persone e di cosa abbiano bisogno. Molte attività vanno avanti per conto loro senza che il pastore debba intervenire continuamente. Per il mio profilo pastorale credo che sottolinerò gli aspetti della predicazione, dell’annuncio dell’evangelo, dello studio della Bibbia. Posso cercare di fornire gli strumenti interpretativi religiosi dei quali questa comunità può avere bisogno per approfondire l’esperienza di fede». 

Foto Samuele Revel