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Una nuova comprensione dei rapporti fra cristiani ed ebrei

Quale rapporto oggi tra cristiani ed ebrei? Quale cammino è stato percorso nel mezzo secolo che ci separa dalla dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II? Di questa materia, affascinante ma non priva di aspetti problematici, si occupa l’ultimo libro di Brunetto Salvarani dal titolo de judaeis*

L’autore parte dalla presentazione della bozza del testo conciliare sul rapporto con l’Ebraismo, che poi avrebbe costituito il quarto paragrafo della dichiarazione in materia di dialogo con le religioni non cristiane. La riflessione del teologo modenese si articola in diversi punti: Israele come popolo titolare di un’alleanza mai revocata da parte di Dio, il che rende illegittima ogni teologia sostituzionista; le Scritture di Israele con due destinatari, ebrei e cristiani; Gesù di Nazaret figura che unisce e divide Ebraismo e Cristianesimo, in quanto il Nazareno è pienamente ebreo e con la sua fede ci unisce a Israele, ma la fede in lui ci divide dal popolo eletto. Seguono capitoli dedicati all’antigiudaismo cristiano, alla Shoà, allo Stato di Israele.

Sulla figura storica di Gesù è da notare la tendenza, in atto negli ultimi decenni, a una rilettura positiva da parte ebraica di questo personaggio. Se è vero che all’interno dell’Ebraismo permane chi considera Gesù una sorta di elemento spurio, sono molti gli studiosi ebrei che invece lo considerano come pienamente ascrivibile ai maestri della sua epoca.

Lo sterminio nazista ha costituito certamente un’importante occasione per l’avvio di un nuovo atteggiamento dei Cristiani nei confronti di Israele. Risuona ancora oggi l’interrogativo di Hans Jonas: «Come parlare di Dio dopo Auschwitz?». Ma se un discorso su Dio si fa problematico, almeno un discorso su e con Israele potrà essere liberato da antiche precomprensioni.

* B. Salvarani, De judaeis. Piccola teologia cristiana di Israele. Prefazione di Paolo De Benedetti. Verona, Gabrielli editore, 2015, pp. 156, euro 14,00)

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