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300 anni di Assemblée du Desert

Ogni prima domenica di settembre, il “Musée du Désert”, nelle Cévennes, il massiccio montuoso nella Francia centro-meridionale, organizza il più grande raduno annuale dei protestanti francesi, l’ “Assembléè du Désert” . Il momento clou viene vissuto con il grande culto sotto le querce a Mialet, Comune del dipartimento del Gard, con una presenza di migliaia e migliaia di fedeli, sempre dai 15 ai 20 mila ogni anno, in un’atmosfera suggestiva, fra profondo raccoglimento e gioia come familiare. Il pomeriggio è dedicato a conferenze e approfondimenti con relatori provenienti da tutto il Paese.

Con il termine Dèsert si intende il periodo di forti persecuzioni subite dagli Ugonotti nel periodo compreso fra la revoca dell’editto di Nantes (1685) e la rivoluzione francese (1789). Un secolo di battaglie, repressioni, violenze, isolamento. Il deserto è anche il simbolo dell’esodo del popolo di Israele dalla Terra Promessa, traslato e associato in questo caso alle pene dei protestanti francesi. Il Musée, che sorge in quella che era la casa natale del capo dei “Camisard” Roland (1680-1704) , è il più ricco di reperti e antico museo del protestantesimo francese.

Il tema dell’Assemblée 2015 sarà il tricentenario del sinodo del 1715, il primo tenuto dalle chiese riformate di Francia dopo la revoca dell’Editto di Nantes. Si trattò della riunione di un pugno di persone, predicatori delle Cévennes e della Linguadoca, e con loro alcuni laici, messi insieme dalla tenacia di un giovane predicatore, Antoine Court. Dando a quella piccola assemblea i crismi di un sinodo, portavoce delle sparute e mutilate chiese riformate transalpine, Court e gli altri avviano una sorta di rifondazione, di presa di coscienza. La riunione segna una rottura con le violenze dei Camisard ( i camisardi, portatori di camicia, abito che contraddistingueva i villani, per lo più di fede protestante) in guerra contro Luigi XIV e le sue repressioni religiose, e prende la distanze anche da derive profetiche in corso, segnando un ritorno al modello classico delle chiese riformate, libere e con il Libro fra le mani. Un ritorno all’ordine, un tentativo di tirare le fila dopo la diaspora di quegli anni.

Quel programma riformatore fu distante dal rappresentare le istanze di tutti i protestanti, ma fu una scossa, una sterzata capace di produrre una nuova generazione di pastori, quella che vedrà finalmente nuovamente riconosciuti i propri diritti.

Foto “Mialet-Mas Soubeyran-Musée du désert-20120901” by DvillafruelaOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.