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“Un faro nel cammino della fede riformata”

Sono le 22:00 e da poco ho appreso della morte di Franco Giampiccoli. Sono triste. Non posso fare a meno di essere triste. La tristezza è questa condizione umana che spesso si presenta, non invitata, di fronte alla morte. In particolare, alla morte di una persona cara. E Franco, per me, è stata una persona cara.

È capitato a tutti, credo, di venire toccati profondamente da qualcuno, specie all’interno di un mondo – come è il nostro – religioso, spirituale. Franco è stato un faro nel mio cammino di consolidamento della mia fede riformata. A volte andavo a disturbare lui e sua moglie Danielle a casa perché avevo l’esigenza di approfondire questo o quell’aspetto della fede. A lui ho detto le mie difficoltà, lui ha accolto le mie lamentele, lui ha chiarito molti aspetti delle nostre chiese per me, all’inizio oscuri. I nostri primi incontri hanno consolidato un rapporto che improvvisamente è diventato affetto.

Nel tempo, abbiamo collaborato (bè, io ho collaborato con lui) con la Claudiana di Torino ad un momento molto bello e partecipato che ha reso possibile la lettura collettiva del Catechismo di Heidelberg, evento che ha mostrato, nella sua semplicità, l’esigenza profonda di discussione intorno a temi così fondamentali e mai “passati di moda”. Avevamo progettato altre cose da fare assieme. Non ne abbiamo avuto più l’occasione.

La mia personale e più intensa commozione aumenta esponenzialmente al pensiero del sostegno che Franco mi ha mostrato al momento della mia candidatura a professore di Nuovo Testamento alla Facoltà Valdese, nel Sinodo scorso. Lo scambio intercorso in seguito, troppo sporadico, ha ribadito un legame che per me resta profondo.

Ora non posso che ringraziare il Signore di avermi concesso d’incontrare Franco lungo il mio cammino. 

Foto Pietro Romeo/Riforma