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L’Italia repubblicana in cerca di laicità

Il libro di Stefano Gagliano* documenta un periodo molto difficile nella storia del nostro Paese per quanto riguarda la laicità dello Stato e la piena attuazione delle libertà, pure riconosciute e sancite dalla Costituzione. L’inserimento nell’art. 7 della Costituzione dei Patti Lateranensi, riduceva a puro flatus vocis la proclamata uguaglianza delle varie religioni e la legislazione fascista continuava a mantenere il suo pieno valore.

Nella situazione d’allora, a parte le comunità ebraiche che uscivano dalla tragica esperienza della Shoah, e i Testimoni di Geova che erano stati perseguitati dai fascisti, l’unica presenza acattolica di qualche peso era costituito dal protestantesimo italiano che seppe organizzarsi in un consiglio Federale delle Chiese evangeliche che poteva godere della consulenza di un grande giurista credente: Giorgio Peyrot.

In realtà la speranza di un reale cambiamento nei rapporti tra lo Stato e le minoranze religiose svanì molto presto. Rimasero in vigore le leggi fasciste del 1930-31 e perfino la circolare Buffarini-Guidi del 1935 che proibiva la costituzione di chiese pentecostali perché «nocive allo sviluppo della razza».

L’autore spiega le ragioni di ciò nell’atteggiamento dei governi a guida democristiana, nell’ostilità, verso i protestanti, dell’opposizione social-comunista che li considerava filoamericani e nell’atteggiamento prudente dei partiti laici alleati della Democrazia cristiana. In questa situazione gli evangelici potevano fruire dell’aiuto di pochi laici come Pietro Calamandrei e la sua rivista Il Ponte, il socialdemocratico Luigi Preti, il repubblicano Ugo La Malfa e il deputato socialista evangelico Giovanni Bogoni.

Sul piano pratico, le Chiese che avevano avuto il riconoscimento ai sensi delle leggi fasciste poterono continuare la loro attività, sia pure con alcune azioni di disturbo, ma le nuove comunità, nate nel secolo XX, come i Pentecostali, dopo avere sofferto di un’autentica persecuzione durante il regime, si trovarono in seria difficoltà per poter svolgere la propria attività religiosa.

Gli esponenti evangelici che più si adoperarono per la libertà, dovettero subirne le conseguenze. Il prof. Giorgio Spini, vincitore di un concorso universitario di Storia moderna e medioevale, dovette attendere ben otto anni prima di essere chiamato dall’Università di Messina; nella stessa Università il Ministero abolì l’insegnamento di Storia del Cristianesimo che era stato assegnato, per incarico, al professore evangelico Giovanni Gonnet.

Ho raccolto qui questi ricordi che, sono sicuro, sono presenti agli evangelici della mia generazione, ma il libro ha il merito di fornire per la prima volta un quadro completo ed esaustivo di quell’importante momento storico che precedette alcune grandi vittorie della libertà nel nostro Paese, per merito della corte Costituzionale e, più tardi, attraverso i governi di centrosinistra.

A distanza di molti anni, il quadro religioso dell’Italia è profondamente cambiato ma le leggi fasciste sui culti ammessi non sono state abrogate e sono nati nuovi pericoli per la libertà religiosa. Ad esempio, in Lombardia vi è una legge regionale che crea molte difficoltà all’apertura di luoghi di culto acattolici. Diamo atto alla Federazione delle Chiese evangeliche e alla Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato, di essere in prima fila nella nuova battaglia. Credo che questo nuovo libro, ricordandoci il passato, ci aiuterà nelle difficoltà attuali.

Vorrei esprimere un vivo ringraziamento all’autore, Stefano Gagliano e a Biblion Edizioni.

* S. Gagliano, Lotta per l’Italia laica e protestantesimo (1948-1955), Milano, Biblion, pp. 244, euro 18,00.

Foto “Firma della Costituzione“. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.