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Accadde oggi, 22 maggio

L’istriano Matthias Vlacic (Flacio Illirico), uno dei principali esponenti della seconda generazione luterana, avversario di Melantone, nel 1556 pubblicava per la prima volta il suo Catalogus testium veritatis. Con l’intento di dimostrare l’allontanamento dei papi dal cristianesimo originario, in un certo senso, inventava la storia della Chiesa: istituzione umana, non eterna, quindi sottoposta agli errori, alle deviazioni, alle debolezze umane, ma nella quale brilla anche una ininterrotta presenza di testimoni della verità, che seppero mantenere la vera fede.

Tra questi testimoni, insieme con Valdo, Wyclif, Dolcino, Petrarca, Hus, Valla, Savonarola e Machiavelli, ma anche S. Antonio eremita, Bernardo di Clairvaux, Tommaso d’Aquino e una quindicina di papi, compare un fiorentino, nato settecentocinquanta anni fa, in un giorno compreso tra il 14 maggio e il 13 giugno, da una famiglia di piccola nobiltà cittadina, guelfa, e battezzato col nome di Durante, ma più noto con una specie di diminutivo: Dante Alighieri.

Il “testimone” presentato da Flacio non era tanto quello a noi più noto, testo d’obbligo nella scuola italiana, recitato in televisione da Benigni, messo di profilo perfino sulle bottiglie di olio extravergine, cioè il poeta per eccellenza, che vede ed esprime nella Commedia tutta l’esperienza del mondo eternata nell’oltremondo. Era invece soprattutto l’autore, in latino, di un trattato sulla Monarchia, un libro che si poteva ben adoperare come arma politica, tanto che fu mandato al rogo, «sì come cose eretiche contenente», come scrisse Boccaccio. Però, anche in questo modo, Dante arrivava in Germania come giudice del malgoverno della Chiesa e profeta della necessità morale di riformarla.

È solo uno dei molti esempi possibili delle mille interpretazioni e fraintendimenti di un poeta (cattolico per eccellenza, riassunto del Medioevo, precursore del Risorgimento… basti dire che ci fu addirittura chi lo definì “eretico, rivoluzionario e socialista” in un solo titolo) che è diventato davvero universale. Ancora più vasta e multiforme di quella tedesca, ad esempio, sarà la diffusione, soprattutto dall’Ottocento ai nostri giorni, nel mondo anglosassone, che fa di Dante lo scrittore italiano più conosciuto nel mondo.

Nella Commedia confluiscono le esperienze dello sperimentatore strenuo delle Rime, dell’autore della Vita nuova (il primo tentativo nella letteratura italiana di organizzare la produzione poetica in un racconto di sé che supera il limite del componimento isolato), dell’incompiuto enciclopedismo del Convivio; del primo critico e storico della letteratura italiana nel De vulgari eloquentia; e secoli di chiose, di interpretazioni e di traduzioni ci avvicinano e allo stesso tempo ci allontanano da quel Dante nato 750 anni fa. Da quelle parole, da quei nomi e da quegli eventi, anche minimi, a volte del tutto irraggiungibili persino dopo lunghe ricerche di documenti e informazioni, eppure vigorosamente sigillati nella memoria di generazioni di lettori.

Copertina: “Portrait de Dante” by Sandro Botticelli –  Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.