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La memoria crea appartenenza

Rivendicare il passato ugonotto nonostante un cognome alsaziano… o polacco addirittura? Nulla di che stupirsi, secondo Patrick Cabanel: «Il passato protestante francese è una memoria condivisibile e appropriabile. Esso crea appartenenza». Storico e professore all’Università di Tolosa, Patrick Cabanel è stato ospite del Forum di regardsprotestants il 14 aprile scorso. Durante il suo intervento, ha mostrato come i protestanti hanno fatto «uso e disuso» del loro passato lungo tutta la loro storia. Un passato che va e che torna.

Primo periodo, la scrittura di una storia. Accusati dai «papisti» di essere senza radici, essi cercano, in un primo tempo, di provare l’apostolicità della Riforma e di dimostrare che essa si iscrive nella storia della Chiesa. Poi, soprattutto, vittime di un tentativo di negazionismo – i cattolici rifiutano di chiamarli «protestanti» e usano il soprannome di «prétendus» (pretesi), negando loro così ogni identità – essi reagiscono scrivendo «libri di nomi» per non essere dimenticati dalle generazioni future. «Così, nel ’ 500, oltre alla Bibbia di Olivetano, l’Institution de la religion chrétienne di Calvino e i Psaumes di Marot. Per essere un buon protestante, bisogna avere letto il Livre des martyrs di Jean Crespin». Un libro che racconta i massacri, le esecuzioni… e che compila la lista dei martiri ugonotti.

L’Editto di tolleranza. Dopo le persecuzioni, la tolleranza. Nel gennaio 1788, il parlamento registra l’Editto di tolleranza, firmato tre mesi prima da Luigi XVI, che permette ai protestanti e agli ebrei di beneficiare dello stato civile. Anche se questo testo non è perfetto – l’accesso alle cariche pubbliche e all’insegnamento resta vietato ai non cattolici – esso è favorevolmente accolto dai protestanti. Bisognerà però aspettare la Rivoluzione perché ottengano la libertà di coscienza con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, quindi la libertà di culto con la Costituzione del 3 settembre 1791. «Non essendo più perseguitati ed essendo pienamente reintegrati, i protestanti diventano allora una minoranza felice, consapevole di andare nel senso della storia e delle idee moderne, spiega Patrick Cabanel. Pertanto, il passato ugonotto diventa inutile e subisce una certa disaffezione». Tuttavia, non scompare. Così, nel 1842, il pastore Napoléon Peyrat pubblica la sua «Histoire des pasteurs du désert: depuis la révocation de l’Édit de Nantes jusqu’à la révolution».

Terzo tempo, quello dei Risvegli dell’800. Si assiste allora a una nuova tentazione, quella di uscire dall’uso identitario del passato protestante. «I loro predicatori avrebbero voluto che i protestanti fossero esclusivamente cristiani, figli del Padre e non figli dei loro padri ugonotti», ricorda Cabanel. Succederà la stessa cosa negli anni 1930 e 1940 con il barthismo che «ricaccia la storia nei musei», poi negli anni 1960 con la teologia della liberazione. Dato che il passato protestante ha, a quanto pare, sempre un futuro, esso torna a partire dagli anni 1980 con le grandi celebrazioni dell’Editto di Nantes, del 500º anniversario della nascita di Calvino nel 2009, di quello della Riforma nel prossimo ottobre.

E oggi? «I protestanti continuano a fare uso del proprio passato e gli chiedono due servizi: mantenere la loro unità ed evitare la secolarizzazione, la disseminazione nella società», afferma Patrick Cabanel. La storia infatti rimarrebbe la parte comune di coloro che sono teologicamente divisi tra protestanti storici ed evangelicali, tra ortodossi e liberali. «Essa è anche e soprattutto una diga contro la secolarizzazione, contro quello che Jean-Paul Willaime chiama la precarietà protestante», aggiunge. «Il protestantesimo non si costruisce contro la modernità, esso è alla pari nella modernità, qualunque sia questa modernità [i Lumi nel ’700, la laicità nell’800, le Trente glorieuses (gli anni tra il 1945 e il 1973)]. Il rischio è che esso si perda e sparisca fortunatamente nella società e nel modernismo. La storia è dunque ciò che rimane quando si è dimenticato la Bibbia, il culto, la fede… Il passato protestante è un passato di persone esistenti».

Interrogato al termine dell’incontro sui «valori protestanti» sui quali sta lavorando il circolo di riflessione di regardsprotestants e che dovrebbero essere oggetto di un libro in forma di abbecedario, Patrick Cabanel ha detto che ci stava pensando. Dopo qualche secondo di esitazione, ne ha però citato uno: «L’orgoglio… ma orgoglio non è vanità!».

(Traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

Foto “Mialet-Mas Soubeyran-Musée du désert-20120901” by DvillafruelaOwn work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.