mm

L’etica al servizio della politica

«Agire politicamente significa assumersi delle responsabilità. Il potere si mette al servizio della responsabilità». Sono parole di Dietrich Bonhoeffer quelle che cita Massimo Mezzetti, classe 1962, modenese, quando viene sollecitato sul principio ispiratore del proprio impegno politico. Neoassessore alla Cultura e alla Legalità della Regione Emilia-Romagna, membro della Chiesa metodista di Bologna e Modena, laureato alla facoltà valdese di Teologia di Roma, Mezzetti fotografa così alcuni punti cardine del mondo riformato applicati all’agone politico, allargando l’analisi all’influenza della formazione protestante nella vita pubblica di amministratore: «al centro dell’individuo democratico c’è un’interpretazione radicale del Vangelo, la parabola del buon Samaritano. Ciascuno deve avere gli stessi diritti. Ciò significa che il primo dovere è quello di non violare i diritti degli altri, ma è altrettanto importante il dovere agire quando i diritti degli altri sono violati».

Mezzetti è stato riconfermato assessore anche dopo lo scioglimento anticipato del consiglio regionale a seguito delle dimissioni dell’ex presidente Vasco Errani, condannato ad un anno per falso ideologico in una vicenda su cui non si è ancora detta la parola definitiva. Fino a pochi mesi fa si è occupato di cultura e sport. Ceduto lo Sport al neopresidente di Regione Stefano Bonaccini, sarà la legalità l’altro braccio del suo assessorato, materia da monitorare con estrema attenzione: «Si tratta di una bella sfida perché il tema della legalità deve essere al centro dell’agenda politica, ancora di più dopo tutti gli scandali che caratterizzano le cronache di questi anni». Forte di un’esperienza ventennale in trincea proprio su questi temi, Mezzetti ha molto chiaro che «i fenomeni mafiosi degli ultimi anni ci mostrano le pesanti infiltrazioni negli appalti e nelle aziende del Nord Italia da parte della cosiddetta mafia dei colletti bianchi, che non usa più coppola e lupara, ma ha la grande capacità di stabilire relazioni vischiose con istituzioni e società deboli o conniventi». Per questo motivo si rende necessario un approccio globale che «veda la Regione avere un ruolo di fulcro, di coordinamento di un’ampia serie di azioni da condurre, con un forte accento sul monitoraggio degli appalti pubblici e sulla sicurezza urbana».

Legalità, senso del dovere: Mezzetti cita temi cari al mondo protestante e ne è consapevole, ricordando come «l’etica della responsabilità individuale è il faro del mio agire. Un ruolo pubblico, di “potere” non è da disdegnare ma da vivere al servizio della responsabilità. Mi piace citare la Preghiera della Serenità del protestante Reinhold Niebuhr: “Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscerne la differenza”».

Temi che in questa Italia zoppicante e poco laica potrebbero trovare lo spazio che meritano: «Proprio perché nel nostro paese c’è questa forte crisi morale, i temi cari al mondo valdese sono di straordinaria attualità. E non parlo soltanto della responsabilità individuale. Penso alla laicità delle istituzioni, all’etica pubblica. Non al laicismo o ad uno Stato etico-religioso, ma ad una morale nel proprio agire. Proprio tenendo ben ferme queste regole siamo in grado di dire la nostra sui grandi temi etici e sociali, dalla fecondazione alle questioni sessuali, fornendo risposte di senso ad una società in continua evoluzione. Siamo piccoli numericamente ma con un bagaglio che può tornare molto utile per le sfide che il mondo ci pone innanzi». Il tema dell’insegnamento dell’ora di religione nelle scuole è un esempio di quanta strada rimanga da fare, perché a partire dall’istruzione i ragazzi possano godere di un approccio globale ad un tema così importante: «è certamente così, e sappiamo quanto sia difficile attuarlo in Italia. In Emilia-Romagna ad esempio da anni comitati di intellettuali anche cattolici – penso per esempio a Brunetto Salvarani – hanno ragionato e si stanno facendo promotori di nuove istanze che prevedano un insegnamento di una storia delle religioni, alla luce della multiculturalità delle nostre classi e della nostra società. Per capirsi davvero valorizzando differenze e punti in comune, ma senza paure. Purtroppo queste proposte non hanno avuto ricadute sulle linee dell’ordinamento scolastico, materia fra l’altro non di competenza regionale».