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Un centro polifunzionale a 1732 metri

Un incantevole pianoro lungo tre chilometri e largo alcune centinaia di metri, racchiuso da tre lati da alte pareti di cime che sfiorano i 3000 metri: questa è la Conca del Pra, in alta val Pellice, sicuramente uno dei luoghi più affascinanti delle Alpi Occidentali. Da secoli qui si è insaturata una comunità variegata che popola la conca in modo particolare nei mesi estivi. Due grandi alpeggi (Partia d’Amunt e d’Aval), un rifugio del Cai dedicato a Willy Jervis, un agriturismo e una locanda, la Ciabota, e ancora una manciata di case private. La Conca è da sempre passaggio: a un’ora e mezza di cammino c’è il Colle della Croce, importante valico utilizzato per scambi commerciali, contrabbando e per un culto, la rencontre, che ogni anno in luglio a 2300 metri mette in relazione protestanti italiani e francesi.

Proprio nella Conca il Cai Uget Valpellice ha deciso di ampliare l’offerta ricettiva, ristrutturando un vecchio e malandato edificio, utilizzato come bivacco invernale per gli escursionisti e gli alpinisti. Il nome scelto per questa «nuovo» struttura ricalca le parole «casa» e Peyrot, inteso come Bartolomeo, il primo italiano a raggiungere la cima del Monviso, un agricoltore di Bobbio Pellice, valdese, come portatore della spedizione del lord inglese Francis Fox Tuckett. Quindi dopo il film che ha avuto molto successo dedicato a Peyrot il Cai ha deciso anche di dedicargli questo nuovo spazio polivalente ai 1732 metri della Conca. «Mancano ancora gli arredi interni –ci spiega Marco Fraschia presidente del Cai Uget Valpellice –ma i lavori sono ultimati, è stata anche preparata la piccola palestra d’arrampicata al suo interno. A pian terreno abbiamo una sala che può essere utilizzata per convegni, proiezioni, corsi, e vi sono alcuni servizi igienici. Al piano superiore invece ci sono 24 posti letto. Non c’è cucina in quanto la casa è stata pensata come un qualcosa di legato al vicinissimo rifugio Jervis». «Il costo finale si aggira sui 130 mila euro –specifica Giacomo Benedetti, ispettore del rifugio Jervis –finanziati dal Bando rifugi 2013 del Cai centrale e la parte restante autofinanziata».

Entusiasta del progetto Roby Boulard, guida alpina e gestore del rifugio Jervis da quasi 35 anni. «Questa struttura polifunzionale è un scommessa e una ricchezza per il nostro territorio. Può diventare un centro di riferimento per tutto l’arco alpino occidentale e non solo». «La volontà –aggiungono anche Benedetti e Fraschia –è quella di avere un centro polifunzionale dedicato in modo particolare ai giovani e all’alpinismo giovanile. Il nodo centrale infatti è l’allontanamento dei giovani dalla montagna. Con un progetto di educazione alla montagna, partendo fin dalle scuole, si può lavorare per ovviare a ciò. E questa struttura si presta esattamente per questo tipo di attività. Pur essendo legata al vicino rifugio non è “costretta” nelle regole del rifugio e può quindi vivere autonomamente senza interferire sugli escursionisti e gli alpinisti in rifugio». L’inaugurazione è prevista per sabato 18 e domenica 19 ottobre. Al sabato alle 14,30 tavola rotonda su «Rifugi Alpini, presidio culturale», introduce e modera Annibale Salsa e intervengono Enrico Camanni, Lucio Castellan e Giancarlo Maurino. Alle 18,30 aperitivo musicale seguito dalla cena e dalla proiezione del film «Bartolomeo Peyrot, il primo italiano sul Monviso». Alla domenica invece alle 11 taglio del nastro e alle 12,30 polentata in rifugio. Per informazioni e prenotazioni 0121-932755.

L’ultima curiosità ce la racconta Fraschia. «Nei primi anni ’80 nella stessa struttura organizzammo dei campi estivi a cui partecipavano i giovani valdesi con svariate attività: a distanza di trent’anni ecco quindi riproporsi, seppur in forma più articolata, la stessa idea».