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Usa. Un «Manifesto» per l’autodisciplina cristiana

Oltre cento teologi e religiosi cristiani americani hanno deciso di combattere e denunciare ogni forma di corruzione, razzismo, intolleranza, violenza, anche sessuale, riscontrabili all’interno del cristianesimo americano o di uomini «di fede cristiana», lo hanno fatto attraverso un «manifesto», una dichiarazione, firmata a Boston. L’iniziativa, ricorda il comunicato stampa pubblicato sul sito Boston Declaration, è stata promossa dall’American Academy of Religion e dalla Society of Biblical Literature.

Presentato ieri presso l’Old South Church di Boston, Massachussets, il documento è stato sottoscritto da teologi, vescovi e leader religiosi di denominazioni cristiane diverse proprio per denunciare la progressiva «scomparsa dei valori fondamentali del cristianesimo» e per lanciare un monito a donne e uomini credenti che operano e si muovono all’interno di istituzioni politiche, sociali e culturali.

«Viviamo in un momento in cui la morte e il male sembrano regnare negli Stati Uniti – si legge nel testo del manifesto – […] crediamo che i seguaci della Via di Gesù siano chiamati a rinunciare, denunciare e resistere a questi poteri “di morte” che opprimono il nostro mondo; non possiamo, dunque (come chiese cristiane, ndr), né abbracciarli, né promulgarli. Dobbiamo riconoscere i nostri fallimenti e abbracciare, invece, un appropriato senso di umiltà e non tacere mai di fronte alle ingiustizie».

Una dichiarazione che ricorda quella del 1934 firmata a Barmen, in Germania, quando i teologi cristiani come Karl Barth, Martin Niemöller e Dietrich Bonhoeffer si opposero alla sottomissione tedesca delle chiese ad Adolf Hitler.

«Rifiutiamo la falsa ideologia della costruzione dell’impero e il mito della pigrizia razziale – prosegue il Manifesto – […]. Rifiutiamo le eredità patriarcali e misogine che sottopongono le donne alla violenza continua, alla violazione e all’esclusione. Siamo fortemente contrari all’abuso sessuale e alle molestie nei più alti uffici del potere. Rifiutiamo le politiche economiche fondate su un’illusione di individualismo estremo che favoriscono l’accumulo di ricchezza per pochi a scapito di molti. Respingiamo l’islamofobia e il bigottismo anti-musulmano. Siamo contro l’antisemitismo e l’uso di qualsiasi linguaggio e azione che minacci la vita delle nostre sorelle e fratelli ebrei. Rifiutiamo l’omofobia e la transfobia e tutte le violenze contro la comunità Lgbtq. […]».

Oggi, molti, troppi credenti cristiani, egoisticamente e per fini economici, «mettono davanti all’insegnamento di Gesù la politica di partito. Non si scusano per gli atteggiamenti di odio razziale che promuovono e tantomeno per gli abusi sessuali che commettono, alcuni sono persino arrivati a dire che sarebbe meglio votare per un pedofilo piuttosto che un democratico», ha ricordato la pastora Pamela R. Lightsey, docente presso la Scuola di Teologia dell’Università di Boston.

E troppi cristiani evangelici «hanno abbracciato la politica dell’esclusione, dello sfruttamento e dell’odio. Così la Buona Novella di Gesù è diventata oggi una mera copertura per nascondere l’attuazione di un ordine sociale ed economico contrario a ogni principio cristiano – ha rilevato per parte sua il reverendo Peter Goodwin Heltzel del New York Theological Seminary, ed ha proseguito –, rispondendo alla chiamata coraggiosa di Gesù ad amare e aiutare «l’ultimo dei fratelli» (Matt 25), dobbiamo mettere in azione le nostre preghiere con amore rivoluzionario».

La dichiarazione termina con un auspicio dal sapore interreligioso e laico: «Accogliamo e cerchiamo la saggezza di tutte le persone di tutte le fedi ma anche di coloro che non professano alcuna fede, credendo che la fedeltà a Dio irrompa nel mondo in molti modi e attraverso molte persone. Possiamo dunque continuare a stare con chiunque invochi la giustizia, la misericordia e l’amore in questo mondo».