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Gli episcopali Usa «bacchettano» Trump

125 vescovi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti hanno acquistato un’intera pagina del New York Times lo scorso 21 settembre, per poter pubblicare un annuncio indirizzato a Donald Trump dove si è chiesto di non porre fine all’Azione differita per gli arrivi dell’infanzia (Daca): lo «scudo» temporaneo promosso dall’ex presidente Barack Obama servito per proteggere circa 800mila ragazzi e ragazze, giovani e adulti – definiti «dreamers», sognatori – che, giunti negli Usa senza documenti in età infantile, grazie all’iscrizione al programma sono riusciti a completare il percorso di istruzione superiore e a lavorare legalmente.

Le 125 firme apparse sul N. Y. Times ritengono che, «la decisione di porre fine al programma metterà in serio pericolo la vita di migliaia di giovani e delle loro famiglie; un gesto oltremodo contrario alla fede e alle tradizioni morali che contraddistinguono il Paese», rilevano i vescovi statunitensi.

Michael Curry, Katharine Jefferts Schori e Frank T. Griswold, tre dei 125 vescovi firmatari – ricorda l’Agenzia stampa episcopale «Episcopal News Service» – ritengono «ingiusto sottrarre benessere a molti giovani giunti negli Usa quando questi erano bambini e non per loro scelta».

Richard Witt, direttore esecutivo del Servizio migranti della Conferenza episcopale e Lawrence C. Provenzano della diocesi di Long Island hanno ricordato quanto la diffusa multiculturalità e multireligiosità impongano oggi che i libri di preghiere siano ormai «redatti in diverse lingue» proprio «per agevolare le persone che vivono e risiedono nei diversi quartieri sparsi negli Usa».

Witt e Provenzano, poi, sono stati i promotori dell’iniziativa e della dichiarazione (prima inviata via mail ai colleghi per farla sottoscrivere) pubblicata sul New York Times: una dichiarazione tuttavia non sottoscritta unanimemente «forse per evitare controversie – ha detto Denise Fillon, la direttora della Comunicazione della diocesi di Long Island –. Ho sentito i vescovi sino a martedì mattina – prosegue Fillon –, poi a testo condiviso a larghissima maggioranza, si è deciso di inviarlo il giorno stesso al giornale».

I 125 vescovi denunciano nel testo che «porre termine al Daca e senza un programma in sostituzione costringe i “sognatori” ad un futuro sociale pericoloso e precario, con scarse possibilità di accesso all’istruzione e di impiego», in ultima analisi che «tutte le persone, che prima erano tutelate, oggi saranno più esposte e vulnerabili a possibili violenze e persecuzioni» e che, senza garanzie di sostegno, si vedranno cadere addosso «uno scenario inammissibile e crudele».

Il presidente Barack Obama aveva istituito il Daca nel giugno del 2012: «Oggi – conclude l’appello – la nostra Nazione si sta muovendo in modo diametralmente opposto a ciò che la Sacra Scrittura ci invita a fare. Questo non lo riteniamo un “passo verso il progresso”, bensì veri passi indietro causati da una decisione riprovevole e inaccettabile».