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Africa University, speranza per un continente

Era il 1984 quando due vescovi metodisti africani, Emilio de Carvalho dall’Angola e Arthur Kulah dalla Liberia decisero di farsi portavoce dei desiderata di moltissime persone, fedeli soprattutto, e si rivolsero ai vertici della Chiesa metodista unita, United Methodist Church (Umc), per spingerli ad accettare l’ambiziosa sfida di creare un polo universitario panafricano, aperto a studenti provenienti da tutto il continente, entrambi consci che senza istruzione la condizione dei paesi africani sarebbe sempre stata subalterna.

Seguirono anni di consultazioni fra le chiese metodiste del continente e del mondo intero, fino alla scelta, nel 1985, dello Zimbabwe come luogo destinato ad ospitare il nuovo ateneo, la cui costruzione venne approvata definitivamente dalla Conferenza generale della Umc nel 1988.

Il 6 aprile 1991 migliaia di persone giunsero nella città di Mutare per assistere alla cerimonia di inaugurazione, alla presenza del presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe. La scelta di Mutare non fu casuale: proprio in quel luogo nel 1897 il vescovo Joseph Hartzell diede vita alla prima missione metodista in quella che allora si chiamava Rhodesia, missione che aveva nell’istruzione dei più piccoli il proprio caposaldo.

I primi 14 alunni iniziarono gli studi nel 1992 fra erba alta e cantieri in corso. Da allora, in 25 anni, l’università ha sfornato 8 mila laureati provenienti da 32 paesi africani, di ogni religione, tenendo in questo modo fede all’impegno di un ateneo a disposizione di tutti i giovani del continente. Con una grande cerimonia lo scorso 25 marzo si sono festeggiati il primo quarto di secolo di vita della scuola. Da allora tutto è cambiato, solo Mugabe è ancora lì, immutabile.

Nei giorni scorsi si è concluso l’anno scolastico con la cerimonia per ben 718 neo laureati, nuovo record annuale, provenienti da 23 nazioni. E’ stato l’anno del primo studente proveniente da Sao Tome e Principe, l’arcipelago di isole al largo del Gabon, che si va aggiungere quindi all’elenco degli Stati i cui studenti hanno frequentato le aule della prima università privata ufficialmente riconosciuta in Africa. I corsi si strutturano in 6 filoni: agricoltura e risorse naturali, scienze umane e sociali, teologia, educazione, management e amministrazione, medicina.

Senza che suoni troppo retorico si può affermare che i giovani che studiano alla Africa University stanno contribuendo a tentare di cambiare il continente, secondo le proprie competenze e attitudini, al di là forse delle stesse aspettative delle chiese metodiste mondiali che secondo varie forme e possibilità garantiscono all’ateneo la sopravvivenza economica.

Un giorno ad una conferenza per la fine del conflitto fra due paesi africani, due dei negoziatori si alzano e si abbracciano: erano stati insieme studenti in Zimbabwe. Ma sono moltissime le storie di ragazze e ragazzi che tornano nella propria nazione e tentano di mettere a frutto l’oggetto dei propri studi e di donarlo agli altri. Infermieri, medici, ma anche tecnici informatici, agronomi, insegnanti, pastori.

Immagine: By Dubose, Rfotsin – UMNS, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7263466