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Le sfide poste alle donne battiste europee

A margine della recente visita del Comitato della European baptist women’s union (Ebwu) in Italia, abbiamo rivolto alcune domande alla ungherese Aniko Ujvari, presidente dell’Unione delle donne battiste europee.

Moglie di un pastore battista, Aniko Ujvari – insegnante di lingue e letterature ungherese e russo – ha raccontato che avrebbe voluto studiare in seminario per prepararsi a sostenere il marito nel ministero pastorale, ma in quel momento la formazione teologica non era aperta alle donne. Oggi in Ungheria le donne possono studiare teologia, e anche conseguire un master, ma non possono ancora essere consacrate pastore. Madre di tre figli, Aniko è coinvolta nel ministero delle donne da molti anni: è stata presidente del Dipartimento delle donne battiste ungheresi, poi è stata eletta nel comitato Ebwu. Nel 2013, ad Hannover (Germania), è stata eletta presidente dell’Unione delle donne battiste europee.

Come è strutturato il lavoro della Ebwu?

«L’organizzazione è nata a Londra nel 1948, dopo la seconda guerra, quando le donne cominciarono a pregare per l’Europa, e in particolare per la riconciliazione. Attualmente fanno parte della Ebwu 52 paesi. Il Comitato esecutivo, composto da sei membri provenienti da diverse parti d’Europa, si riunisce una volta all’anno in un diverso paese. Quest’anno ci siamo riunite in Italia, avendo la preziosa occasione di incontrare presso il Centro di Rocca di Papa le sorelle battiste italiane.

Le nostre risorse finanziare, provenienti in gran parte dalle offerte raccolte in occasione della Giornata di preghiera, sono utilizzate per sostenere progetti specifici presentati dalle Unioni membro. Per lo più sono progetti rivolti a donne e a bambini, campi di formazione e sostengo ad alcuni bisogni urgenti. La Ebwu, inoltre, è membro del Dipartimento femminile dell’Alleanza battista mondiale (Bwawd)».

Quali sono le sfide più urgenti della Ebwu?

«Oggi l’Europa è alle prese con una profonda crisi, non solo economica ma più in generale, politica e spirituale. Poiché fanno parte della Ebwu anche i paesi del Medio Oriente e quelli dell’Asia centrale, ci sentiamo responsabili per le sorelle che vivono in Siria, in Medio Oriente, o che provengono dai paesi dell’ex Unione Sovietica. Una delle necessità urgenti è dunque la riconciliazione.

L’altra difficile sfida per le donne è affrontare le questioni legate alla modernità, come ad esempio: essere madri lavoratrici, il divorzio, la disoccupazione, lavorare all’estero, e l’elenco potrebbe continuare. La prima cosa che possiamo fare è pregare le une per le altre, rimanere in contatto sostenendosi a vicenda, e alzando la nostra voce se è necessario. Poi sosteniamo finanziariamente alcuni progetti: non sono cifre grandi, ma possono essere di grande incoraggiamento le molte delle nostre sorelle».

In Ungheria è stato costruito un muro che impedisce alle persone che sono in fuga da guerra, povertà, violenza di raggiungere l’Europa. Cosa ne pensa? Come si stanno mobilitando le chiese riguardo a questa emergenza?

«L’Ungheria è stato il primo paese ad iniziare un forte controllo sui flussi di migranti e rifugiati. Credo, concorderai con me, che un governo ha la responsabilità di garantire la sicurezza alla gente della propria nazione. Il muro non era contro i rifugiati e i migranti, ma a favore delle persone nel paese. Sembra che ora, non solo l’Ungheria ma ogni paese europeo cerchi di controllare i flussi dei rifugiati e migranti, in quanto le nazioni in Europa temono l’instabilità e l’insicurezza. Ma d’altra parte, occorre considerare che ci sono persone senza speranza che vengono nella nostra terra per un nuovo inizio, ed è nostra responsabilità cristiana sostenerli, dando loro speranza, ed aiuto nelle necessità. Sia i battisti ungheresi sia i cristiani di altre denominazioni stanno facendo il possibile in questa situazione. Anche noi, come Ebwu cerchiamo di dare il nostro contributo in questa missione, attraverso piccoli progetti specifici».