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In Germania è boom di attacchi ai migranti

In Italia abbiamo avuto i casi eclatanti di Goro e Gorino, di Vitulano, della Gallura, dell’hotel in Valtellina. Non sono mancati nel nostro paese atti e momenti di protesta contro il collocamento di gruppi di migranti in taluni territori, da nord a sud, dalle barricate in strada alle lettere intimidatorie ai sindaci. Azioni gravi, da tenere in massima considerazione e da monitorare con attenzione. I numeri altrove sono quelli però da emergenza. Ci riferiamo alla Germania, dove secondo il ministero dell’Interno nel corso del 2016 si sono contati 3533 attacchi ai migranti, una media di 10 al giorno. Una vera e propria guerra con tanto di 560 persone ferite, compresi 43 bambini, e 217 volontari di varie organizzazioni non governative a loro volta vittime di atti intimidatori denunciati. Numeri enormi, figli dell’ondata xenofoba che attraversa il paese, e che sta trovando anche legittimità politica nella preoccupante ascesa di formazioni di estrema destra che non esitano a utilizzare slogan che richiamano alle pagine più buie della recente storia.

Il ministro dell’Interno tedesco Thomas de Maizière, in una nota consegnata alla stampa in contemporanea con i dati sulle aggressioni, ricorda come «le persone che sono fuggite dai loro paesi d’origine in cerca di protezione in Germania hanno il diritto di aspettarsi un rifugio sicuro».

Nel 2016 sono arrivati in Germania 280mila richiedenti asilo, contro gli oltre 600mila del 2015. Un rallentamento dovuto alle forti critiche interne che le politiche di accoglienza volute da Angela Merkel hanno scatenato, anche fra i compagni di partito e di governo.

Incendi, pestaggi, esplosioni di ordigni più o meno rudimentali sono diventati tragico pane quotidiano, quasi al punto da non trovare spazio nelle notizie dei giornali, se non in casi particolarmente eclatanti.

L’ufficio federale della protezione costituzionale ha reso noto che sarebbero 23mila i soggetti identificati, facenti parte della galassia più attiva di pericoli per l’ordine pubblico.

E a poco paiono servire gli appelli delle chiese, in particolare delle due principali denominazioni cristiane presenti nel paese, quella luterana e quella cattolica, in prima linea sia nell’accoglienza che nell’offrire varie forme di aiuto e assistenza. Significativo in particolare il ruolo di moltissime parrocchie che offrono rifugio a soggetti vulnerabili. Erano 200 le chiese evangeliche e cattoliche che nel 2015 ospitavano 359 profughi, cifre cresciute a 277 chiese e 449 ospiti nel 2016. Ora nei primi mesi del 2017 il numero si è impennato a 329 luoghi di ricovero e 557 persone in qualche maniera sottratte all’azione diretta delle leggi dello Stato, impegnato ora nel processo di rimpatrio di coloro che non hanno i requisiti per proseguire l’avventura su suolo europeo. Oggi si vota in Olanda, fra poco lo si farà in Francia e a settembre sarà la volta della Germania. Il rischio della crescita esponenziale di partiti xenofobi è tutt’altro che un brutto sogno, rischia di essere tragica realtà, contribuendo a dare in questa maniera un’ulteriore picconata ad un’Europa mai così fragile e in discussione in 60 anni di storia unitaria.

Immagine: By Kalispera Dell – http://www.panoramio.com/photo/116227094, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38068792