schermata_2016-09-28_alle_12

I comuni e il superamento del Patto di Stabilità

Mercoledì 3 agosto il Senato ha approvato la conversione in legge del decreto-legge n. 113, recante misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio, con 165 voti favorevoli, 96 contrari e nessun astenuto. Il Governo aveva posto la fiducia e il 21 agosto il provvedimento è entrato in vigore. La nuova legge prevede molte cose: il pagamento a rate delle cartelle di Equitalia, la proroga di tutte le concessioni balneari fino al 2020, lo stanziamento di 10 milioni di euro per i familiari delle vittime dello scontro ferroviario Corato-Andria.

Il cuore della legge però è il superamento del Patto di stabilità nei bilanci comunali e regionali. Si inserisce insieme alla Legge di Stabilità 2016, alla modifica della legge 243 del 2012 sul pareggio di bilancio e alla legge 118 del 2011 sull’armonizzazione dei bilanci nella regolamentazione dell’amministrazione pubblica degli enti locali. L’intento dei proponenti e del governo è «che accolga le richieste degli amministratori locali per semplificare complessivamente il quadro normativo di riferimento raccordando le norme approvate in questi anni; semplificare le disposizioni specifiche sulla definizione dei livelli di equilibri di bilancio; garantire e semplificare la possibilità per gli enti locali di programmare e prevedere le spese pubbliche territoriali consentendo altresì una politica espansiva; semplificare, da un lato, le modalità del concorso dello Stato al finanziamento dei livelli essenziali e delle funzioni fondamentali nelle fasi avverse del ciclo o al verificarsi di eventi eccezionali e, dall’altro, le modalità del concorso delle regioni e degli enti locali alla sostenibilità del debito pubblico, tenendo conto della sentenza della Corte costituzionale n. 88 del 2014», spiega la senatrice del pinerolese Magda Zanoni, membro della Commissione Bilancio e relatrice della nuova legge.

«Il provvedimento – prosegue Zanoni – porta con sé una grande semplificazione e accantona definitivamente il Patto di stabilità che tanto ha penalizzato la politica degli amministratori locali». In sostanza va in pensione il Patto di stabilità ed entra in vigore il pareggio di bilancio, gli enti non potranno spendere più di quanto incassano.

La riforma stabilisce, tra le altre cose, che i quattro saldi di riferimento dei bilanci delle regioni e degli enti locali previsti dalla legge che si sta modificando (ovvero un saldo non negativo, in termini di competenza e di cassa, tra le entrate finali e le spese finali e un saldo non negativo, in termini di competenza e di cassa, tra le entrate correnti e le spese correnti, incluse le quote di capitale delle rate di ammortamento dei prestiti) siano sostituiti da un unico saldo non negativo in termini di competenza tra le entrate finali e le spese finali, sia nella fase di previsione che di rendiconto. Sono, conseguentemente, soppressi gli obblighi di pareggio per la cassa e le spese correnti.

Per i comuni, però, non sembra così semplice

«Dò atto al governo – dice Marco Cogno sindaco di Torre Pellice – di aver superato la questione del 3% del Patto di stabilità però io continuo ad avere un grande avanzo di amministrazione senza poter spenderlo perché non è considerato un’entrata. Mi ritrovo con 550.000 euro di avanzo di amministrazione con lavori che vorrei fare senza però poter attingere da quei soldi per pagare le imprese per quegli eventuali lavori. Certo meglio l’armonizzazione che il Patto di stabilità ma invito il Governo a fare il passo successivo per dare la possibilità ai comuni virtuosi che hanno avanzi di bilancio a poterli usare e spendere».

A Ostana (CN), in val Po, la situazione è simile. «Noi abbiamo avuto un avanzo di amministrazione per il 2015 di circa 80-90 mila euro che sono i soldi che noi amministratori, sindaci e consiglieri comunali non abbiam preso negli ultimi dieci anni perché facciamo questo lavoro gratis. E ci troviamo con questi soldi nostri che non possiamo usare», spiega il sindaco Giacomo Lombardo.

Come risponde Zanoni? «Abbiamo messo in atto un correttivo che è il patto verticale, cioè la Regione che mette insieme tutte le richieste dei comuni e dà poi la possibilità ai comuni per le loro quote e le loro possibilità di spendere». Il problema di Ostana è che fino ad Agosto i comuni sotto i 2000 abitanti non dovevano sottostare al Patto di stabilità, mentre ora si trovano anche loro costretti a rispettare il pareggio di bilancio. «Questa legge a me non cambia niente se ogni anno pago allo Stato oltre 300.000 euro di Irpef e ricevo 28.000 euro dallo stato. Con 80 abitanti devo pagare un’impiegata che costa circa 20.000 euro, non ho i soldi per rappezzare le strade, devo togliere la neve e pagare un po’ di riscaldamento. Ditemi voi come faccio a pareggiare le spese e i bilanci», lamenta e denuncia Lombardo.

La questione è aperta e Zanoni ha promesso di prendere in considerazione il caso di Ostana: «Mi sembra molto strano, dalle analisi che ho fatto in questi mesi con la mia legge tutti i comuni piccoli ci guadagnano. E’ possibile che, come era successo per Pinerolo, ci sia stato un errore nella trasmissione dei dati dalla Ragioneria dello Stato; proviamo a verificare e controllare», ha concluso.

Il Governo ha anche accolto in sede di esame del provvedimento in Commissione bilancio un ordine del giorno che lo impegna ad introdurre, nel primo provvedimento utile, una norma che consenta ai comuni di utilizzare l’avanzo di amministrazione per raggiungere il pareggio di bilancio, evitando il passivo e il dissesto finanziario.

Si può ascoltare per intero questo confronto al seguente link: https://www.spreaker.com/user/radiobeckwith/zanoni-cogno-lombardo-la-nuova-legge-sug