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Lavoro: non possiamo limitarci all’assistenza spirituale

Nel film diretto dal regista Bille August Con le migliori intenzioni (1992), tratto dal romanzo autobiografico del regista Ingmar Bergman, il giovane pastore luterano, alle prese con una chiesa piena di ragnatele e deserta, esce tra i suoi parrocchiani e li incontra nel mondo duro del loro lavoro in miniera, delle rivendicazioni per condizioni più sicure e umane. Perde il posto e entra in crisi, dal momento che chi lo ha chiamato nella parrocchia è niente di meno che il padrone della miniera.

Potremmo fare altri esempi di tentativi concreti, organizzati nel passato, per ribadire l’interesse da parte delle chiese riguardo al mondo del lavoro: la Mission populaire in Francia, che dalle rovine della Comune di Parigi (1871) per più di un secolo ha lavorato con e tra gli operai, i preti operai degli anni Settanta del Novecento, e per rimanere in casa nostra gli incontri fra operai francesi e italiani organizzati dal Centro ecumenico di Agape, le varie emergenze seguite dalle chiese delle valli valdesi negli anni Sessanta in val Germanasca tra i minatori o negli anni Ottanta tramite la Commissione lavoro della Commissione esecutiva del primo Distretto in collaborazione con la Pastorale del lavoro della Diocesi di Pinerolo, senza dimenticare le iniziative delle chiese locali alle prese con le chiusure e i dislocamenti di piccole e grandi industrie.

Si è trattato di un fronte etico importante a livello europeo in particolare negli anni Settanta, quando il mondo del lavoro operaio era fortemente emergente. Da quel decennio praticamente tutto è cambiato a partire dal lavoro: il sistema di produzione, la globalizzazione dei mercati. Le vecchie analisi sul mondo del lavoro nell’industria non sono state più molto utili e le misure dell’impegno di singoli e chiese non sono riuscite ad aggiornarsi. Il lavoro è diventato quello che non si trova, che non c’è. Il tema delle chiese si è spostato dal mondo del lavoro e i suoi diritti, al sostegno alle povertà create dalla mancanza di lavoro retribuito. In alcuni casi la chiesa valdese, anche attraverso le opere diaconali è diventata un datore di lavoro notevole, anche se non nell’industria. Le vicende legate alla morte dell’operaio egiziano a Piacenza, schiacciato da un Tir, ci hanno di nuovo mostrato che c’è ancora chi considera il lavoro come un diritto e si organizza per difenderlo, per capire le ragioni vere o presunte di ristrutturazioni, e espulsioni dal mondo del lavoro.

Ora la domanda che desideriamo porci è: quanto le chiese, nelle loro varie istanze hanno operato o sono disposte a operare sulle condizioni del mondo del lavoro nell’industria, nell’agricoltura, nel terziario, aggiornando le analisi, acquistando consapevolezza dei diritti violati, dei contratti stracciati nei fatti. Chi conosce la mappa dell’occupazione del lavoro sul territorio in cui è chiamato ad annunciare l’evangelo di Gesù Cristo? Nella tradizione protestante il lavoro è vocazione e non mero strumento per mangiare e acquistare beni. Come rispondiamo a questo tema oggi? L’immigrazione è oggi utilizzata come catalizzatore di conflittualità di diritti e interessi, per cui molti continuano a pensare agli immigrati come scippatori dei posti di lavoro degli italiani. Le donne, con il ridimensionamento dei servizi pubblici, rischiano di non poter mantenere un’occupazione retribuita se non possono contare su soluzioni di sostegno famigliare. Come le chiese reagiscono a questo? Rispondere a queste domande non significa semplicemente schierarsi con un sì o con un no, con le attuali leggi che regolano il lavoro in Italia, in genere a partire dalle proprie simpatie politiche. Significa ricominciare a studiare, a utilizzare competenze altrui per non procedere alla cieca.

Perché dovremmo occuparci di tutto questo? Perché l’annuncio dell’evangelo di Gesù Cristo è rivolto a persone concrete e le frontiere dell’annuncio sono quelle dove si trovano le persone. Lo aveva capito il babbo di Ingmar Bergman, che uscì dalla sua chiesa vuota alla scoperta empatica dei suoi fratelli minatori e delle loro famiglie, e non semplicemente accompagnandole per i funerali, ma cercando di capire la loro condizione e difendendo i loro diritti.

Immagine: via istockphoto.com