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Una lapide simbolica per tutte le vittime sconosciute

Il paesaggio che osserviamo è tranquillo e pacifico davanti a noi. Partendo da questa immagine così idilliaca Martin Pollack (figlio e nipote di ferventi nazisti) ci svela in questo libro* come luoghi apparentemente innocui dell’infanzia, soprattutto nell’Europa orientale dalla fine degli anni trenta e fino a dopo il 1945, siano un continuo susseguirsi di teatri di feroci e sommarie esecuzioni e infine di immense fosse comuni.

La trasformazione del paesaggio con il trascorrere degli anni modifica, a volte stravolge i luoghi, ma non vengono meno le nefandezze compiute: ormai sono un semplice campo al limitare di un paese, un bosco rigoglioso, un casale abbandonato sulle pendici di una collina, ma sono anche luoghi di eccidi e di frettolose sepolture.

In molti casi viene negata l’evidenza dei fatti compiuti: la memoria collettiva non registra tali eventi e selettivamente costruisce un percorso che elude il ricordo. Si preferisce così celebrare con orgoglio i caduti, di qualsiasi fazione essi siano, piuttosto che le anonime vittime; quasi che l’anonimato annulli il fatto che furono uccise persone reali e che i colpevoli fossero persone in carne e ossa. Complice ancora la volontà dei regimi di negare ogni evidenza eliminando tutte le tracce per meglio custodire il segreto di ciò che avvenne.

Pollack ci trascina in un vorticoso tour alla ricerca dei luoghi dove la Storia ha perso la memoria degli eventi e dove il ritrovamento e la mappatura delle fosse comuni sollevano questioni e imbarazzi. Alle migliaia di vittime è però necessario, doveroso e obbligatorio rendere omaggio, anche solo per sottrarle all’oblio, con una lapide che identifichi una tardiva, ma dignitosa, sepoltura.

* Martin Pollack, Paesaggi contaminati. Per una nuova mappa della memoria in Europa. Rovereto (Tn), Keller, 2016, pp. 144, euro 14,00.