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Un Sinodo ecumenico sulle migrazioni

Quindici anni fa, il 22 aprile 2001, cattolici, protestanti e ortodossi di tutta Europa, riuniti a Strasburgo, approvavano la «Charta Oecumenica – linee guida per la crescita della collaborazione tra le chiese in Europa». In questo breve ma sostanzioso documento di impegno ecumenico affermavano, tra l’altro, di «voler contribuire insieme affinché venga data un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi ed a chi cerca asilo in Europa».

È a questo impegno ecumenico che ci siamo ispirati, come Federazione delle chiese evangeliche e Comunità di Sant’Egidio, lanciando, con il sostegno dell’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi, il progetto dei corridoi umanitari che prevede l’arrivo in tutta sicurezza di mille rifugiati dal Medio Oriente e dal Nord Africa, soggetti vulnerabili che, con l’accordo del governo italiano e nel rispetto del regolamento europeo di Schengen, riceveranno un visto di soggiorno per motivi umanitari.

Il secondo gruppo di rifugiati – 93 persone – è arrivato martedì scorso all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea dal Libano. Accogliendoli, abbiamo voluto ricordare quell’impegno ecumenico preso a Strasburgo nel 2001 con la Charta Oecumenica. Perché l’impegno dei cristiani a contribuire insieme a dare «un’accoglienza umana e dignitosa» ai migranti è più che mai attuale, in un’Europa che si chiude a riccio e si illude di poter risolvere la crisi migratoria costruendo muri.

Qualche settimana fa Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha proposto la convocazione di un incontro di tutti i cristiani europei, un «sinodo ecumenico che affronti la grande questione dei rifugiati e l’Europa». A noi sembra una proposta da non lasciar cadere nel vuoto. A distanza di quindici anni dall’incontro di Strasburgo, e a nove dall’ultima Assemblea ecumenica europea del 2007 (Sibiu, Romania), che raccomandava lo sviluppo di una pastorale comune per migranti, richiedenti asilo e rifugiati (raccomandazione 5), i tempi sono maturi per un nuovo incontro di tutti i cristiani europei su questo tema cruciale per l’Europa. Come promotori dei corridoi umanitari insieme a Sant’Egidio, gli evangelici italiani stanno pensando a come far avanzare questa proposta, perché i cristiani di tutta Europa possano confrontarsi, dire insieme una parola profetica di speranza (e non di paura!) e soprattutto agire per accogliere chi bussa alle porte di questa nostra Europa che non deve essere una fortezza inespugnabile, ma una casa comune e ospitale.

Foto Mediterranean Hope