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Un pastore, cento pecore

Rriprendiamo una lettera inviataci da una nostra ascoltatrice di Verona. Si tratta di una signora già avanti con gli anni, che ha vissuto la sua vita e ora si diletta con i suoi nipotini. Pensando anche a questi ultimi, scrive così: «L’immagine che più mi dà sicurezza è quella di Gesù, il Buon Pastore, che si prende cura di ogni pecorella che gli è affidata. È il pastore che lascia indietro le 99 pecore e va a cercare la centesima che si è smarrita. Arrivata a un’età in cui non posso più prendermi cura come vorrei dei miei cari, è a Lui, al Buon Pastore, che li affido nelle mie preghiere».

È una lettera che mi ha particolarmente toccato per il tono umano e confidenziale. Tutti i nonni e i genitori, davanti ai loro limiti umani, affidano nella fede i propri figli, i propri cari alla guida di un Genitore più grande. In particolare, la nostra ascoltatrice cita la parabola della pecora perduta, quella in cui Gesù ci spiega come Dio sia un pastore che ha tanta cura del suo gregge da non rassegnarsi a perdere nemmeno una sola pecora, nemmeno quella meno pregiata, quella meno obbediente, più recalcitrante.

Il contesto della parabola, in sé edificante, ha però un carattere polemico. Gesù la racconta a dei religiosi che lo criticavano perché «mangiava e parlava con i peccatori». A dei religiosi che, sentendosi come le 99 pecore rimaste salve e obbedienti nell’ovile, non capiscono come Gesù perda tempo con i collettori di tasse, con persone disoneste e truffaldine, con donne di cattiva reputazione, con tutta quell’umanità marginale e disordinata, definita genericamente «i peccatori». Perché perder tempo con loro, perché andar dietro all’unica pecora perduta e non essere contento delle 99 rimaste nell’ovile?

A loro Gesù racconta del pastore delle cento pecore che mai e poi mai si rassegnerà a diventare il pastore di un gregge diminuito. Cento sono le pecore e cento saranno. In questo, infatti, sta la salvezza dell’intero gregge: nella volontà di Dio di spendersi per ogni pecora, nessuna esclusa. Anche la salvezza delle 99 rimaste non sta nella loro obbedienza o nella loro presunta superiorità morale. La loro salvezza, come la nostra, sta solo in questo: nel sapere che se un giorno, i nostri cari o noi stessi dovessimo perderci, se un giorno la nostra strada dovesse farsi incerta, il nostro orizzonte rabbuiarsi e la nostra vita cadere nell’oscurità; se questo dovesse accadere, Dio non si dimenticherà di noi, ma si metterà sulle nostre tracce finché non ci avrà ritrovati.

È a questo Pastore che tutti noi rimettiamo nella preghiera i nostri cari e il mondo intero.

Foto di Uzi Tzur, ©iStockPhoto