Sfogliando i giornali del 9 febbraio

01 – Nigeria, rinviate di sei settimane le elezioni

La Nigeria ha posticipato di sei settimane le elezioni presidenziali previste per il 14 febbraio, a causa di timori legati alla sicurezza. Lo ha annunciato il capo della commissione elettorale Attahiru Jega, spiegando che il rinvio al 28 marzo è dovuto alla mancanza di truppe disponibili per proteggere gli elettori. I soldati sono impegnati a condurre un’offensiva contro il gruppo terrorista Boko haram nel nord del paese, e il governo ha preferito attendere eventuali successi militari dell’operazione, che coinvolge anche Ciad, Camerun e Niger. Secondo The Economist, la Nigeria è come «una polveriera pronta ad esplodere». L’opposizione, che si prepara a sfidare il presidente Goodluck Jonathan, ha definito il rinvio «un passo indietro per la democrazia nigeriana», e il generale Muhammadu Buhari, principale sfidante del presidente, ha affermato che rinviando il voto la commissione elettorale «si è compromessa in modo grave». «Delusione» è stata espressa anche dagli Stati Uniti.

02 – Yemen, riprendono i colloqui

L’inviato delle Nazioni Unite in Yemen, Jamal Benomar, ha annunciato ieri sera che tutte le fazioni politiche del paese hanno accettato di riprendere il dialogo nella giornata di oggi per trovare una soluzione alla crisi del paese. Benomar ha specificato che alle discussioni parteciperà anche Abdel Malek al Houthi, il capo dei ribelli sciiti che il 6 febbraio hanno condotto un colpo di stato e hanno formato un consiglio presidenziale. Benomar era tornato ieri a Sana’a per condurre i colloqui con le varie parti, dopo le consultazioni con il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in Arabia Saudita. Gli Houthis, basati nella loro roccaforte di Saada, nel nord, sono arrivati nella capitale a settembre dello scorso anno, prendendo il controllo dei palazzi governativi con la forza per denunciare la corruzione del governo e la nuova Costituzione, e hanno esteso la loro influenza nel centro del paese, scontrandosi con tribù sunnite locali e la rete di Al Qaeda nella Penisola Araba.

03 – Sri Lanka, il governo frena il rimpatrio dei rifugiati tamil

I funzionari del governo dello Sri Lanka si sono espressi ieri in modo critico contro un rimpatrio immediato dei circa 100.000 rifugiati tamil che vivono in circa 100 campi e insediamenti in India. «Negli ultimi 30 anni – hanno spiegato – i rifugiati tamil nello Stato del Tamil Nadu, in India, hanno istituito vari tipi di legami con le comunità locali. Non è possibile per loro liberarsi da questi legami e rientrare nel paese con un preavviso così breve. I rifugiati devono venire solo quando si sentono pronti a farlo» La questione del rimpatrio sarà dunque discussa nuovamente con il primo ministro indiano, Narendra Modi, che aveva affermato di voler procedere al rimpatrio nel più breve tempo possibile. «Esortiamo il governo indiano a trovare una soluzione politica in conformità con i desideri dei tamil» hanno dichiarato i rappresentanti dell’organizzazione Tamil Eelam. Secondo il piano del governo, lo Sri Lanka dovrebbe, in primo luogo, ricollocare i circa 26.000 sfollati interni al paese e poi procedere, dopo le elezioni, con il rimpatrio dei profughi dall’India.

04 – Somalia, assassinato un deputato, è il sesto in dieci mesi

Un deputato somalo è stato ucciso questa mattina a colpi di arma da fuoco a Mogadiscio, mentre si stava recando in parlamento. L’agguato è stato già rivendicato dal gruppo jihadista Al Shabaab. Il parlamentare, Abdullahi Qayad Barre, è stato ucciso poco dopo essere uscito dalla propria abitazione, ed è il sesto deputato vittima di un attentato in Somalia negli ultimi dieci mesi. Nel paese continuano i combattimenti tra Al Shabaab e le forze governative, sostenute da circa 22.000 militari dell’Unione Africana, e anche il processo politico risulta essere incerto. Il nuovo governo guidato da Abdirashid Ali Sharmarke è da settimane in attesa di un via libera del parlamento. Intanto, Gibuti ed Etiopia hanno aderito alla coalizione africana per «cancellare Al Shabaab dalla Somalia».

05 – Giappone, passaporto ritirato a un giornalista diretto in Siria

Il governo giapponese ha deciso di ritirare il passaporto a un giornalista che stava per partire per la Siria. La decisione è stata presa in seguito all’uccisione, avvenuta a gennaio, dei due ostaggi giapponesi da parte del gruppo Stato islamico. Le autorità si sono basate su una clausola della legge giapponese, che consente la confisca del passaporto come misura per proteggere la vita di una persona. Il fotoreporter Yuichi Sugimoto, 59 anni, prevedeva di raggiungere la Siria il 27 febbraio, ha definito la decisione del governo una minaccia alla libertà di stampa e ha assicurato che non aveva intenzione di visitare le zone controllate dai jihadisti.

Foto “Recolectores de te3“. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.