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Il pirogassificatore di Pomaretto

Come già successo a Luserna San Giovanni negli anni scorsi, anche Pomaretto sta vivendo la stessa esperienza di confronto-scontro sulla questione delle energie rinnovabili. A far discutere in questo caso è il progetto di costruzione di un impianto di pirogassificazione a cippato, in parole povere una sorta di centrale a biomassa legnosa, che sfrutta le altissime temperature (superiori ai 1000 gradi) per convertire il materiale ricco di carbonio in monossido di carbonio, idrogeno e altri composti gassosi.

Venerdì 12 c’è stato un incontro molto partecipato da parte di esperti e della popolazione a Pomaretto, nel teatro Valdese. La scelta del luogo e soprattutto l’individuazione del Terzo circuito delle chiese valdesi come moderatore della serata (in particolare nella persona del pastore di Pomaretto Sergio Manna) danno una connotazione che non si può tralasciare: la presenza valdese a Pomaretto è forte ed è radicata e risulta essere al di sopra delle parti. Allo stesso tempo però la chiesa non si tira indietro di fronte ai problemi della società, prendendoli a cuore e analizzandoli. «Ci siamo imposti di avere dei tempi da rispettare e di vietare volantinaggio e striscioni all’interno del teatro per non condizionare la popolazione prima di aver ascoltato i pro e i contro sul pirogassificatore» ci spiega Manna a fine incontro. Infatti i toni sono sempre stati civili e nelle rare occasioni in cui qualcuno ha alzato la voce è stato prontamente richiamato all’ordine dal moderatore: un segno di maturità mentre a Luserna San Giovanni volarono addirittura spintoni fra le parti. Le questioni sono sempre le solite: da un lato ci si domanda se la centrale brucerà solo legna, se ci sarà legna a sufficienza nelle valli Chisone e Germanasca, se inquinerà, se le polveri sottili saranno dannose per la popolazione e se il rumore sarà sopportabile. Dall’altra vengono forniti dati certi, naturalmente «tirando l’acqua al proprio mulino»: chi costruisce centrali ovviamente lo fa per avere un guadagno, alto grazie anche agli incentivi. Il sindaco di Pomaretto Danilo Breusa ha chiarito alcuni punti dopo alcune domande mirate e interessanti da parte dei cittadini. «Sull’approvvigionamento della legna (una quantità minima, 2 “trattorate” a settimana sono sufficienti per l’impianto di 200kw), sulla filiera corta ho lavorato per due anni alla sua creazione. Siamo arrivati alla conclusione di poter pagare a un prezzo buono il legname, a patto che arrivi dal territorio delle due valli». Purtroppo come spesso succede c’è anche stato un atto di disinformazione poco utile alla cittadinanza. Esponenti di un comitato hanno portato l’esempio di un’altro pirogassificatore, nella zona di Ivrea, che effettivamente produceva inquinamento ed è stato bloccato…peccato però che bruciasse anche rifiuti e quindi il paragone fosse assolutamente infondato.

Utilizzare energie alternative ci viene imposto dall’Europa, ma allo stesso tempo dobbiamo anche salvaguardare la nostra salute. E di fronte a numeri e dati a cui alcuni non credono l’idea migliore è arrivata da Isa De Maria, presidente di Legambiente Pinerolo. «La cosa migliore da fare è andare dove uno di questi pirogassificatori funziona da tempo e chiedere ai cittadini che abitano intorno se e quali siano i disagi e il cambiamento della qualità della vita. Si potrebbe organizzare un bus e raccogliere informazioni in questo modo diretto». A dire il vero l’esperimento del viaggio era già stato pensato a Luserna e si risolse con un nulla di fatto per l’assenza di una delle due parti, quella contraria.

Piena disponibilità da parte del Sindaco Breusa a confrontarsi con chi ha idee e proposte in merito al pirogassificatore. Da sottolineare infine l’attenzione dei cittadini alla questione con interventi precisi e mirati che hanno fatto sì che si uscisse dalla serata con qualche idea più chiara. Ma il confronto non finisce qui perché i dubbi sono ancora molti, nonostante la centrale si riveli di dimensione modeste (produrrà una discreta quantità di energia elettrica, il vero business, mentre a livello di teleriscaldamento coprirà il fabbisogno di acqua calda sanitaria dell’ospedale valdese e di pochi altri edifici).